CRITICA – Vincitore del premio Jean-René-Huguenin, il suo terzo romanzo ricrea un dramma familiare in un’Ariège tragica e soffocante.
Dalle prime pagine di La Casa di Dioil lettore intuisce che il titolo del terzo romanzo di Céline Laurens è un’antifrase. Un edificio è bruciato, le anime vagano… E anche se, “naturalmente”, un gallo canta all’alba, dubitiamo che sia capace di schiarire l’orizzonte dalla nebbia e di risvegliare la stella del mattino nell’oscura notte di questa storia familiare.
Sedicesimo dei Tarocchi di Marsiglia, raffigurante due personaggi che cadono da una torre in fiamme, la carta Maison Dieu che ne illustra la copertina suggerisce un completo rovesciamento del mondo, il rinnovamento dei tempi – nel bene e nel male. Tutto passa, tutto stanca, tutto si rompe, come si diceva alla fine dell’Ancien Régime.
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«Mamma parrocchia è una parrocchia come le altre. (…) La mia parrocchia è divorata dalla noia, questa è la parola. Come tante altre parrocchie! La noia li divora davanti ai nostri occhi e non possiamo farci nulla.scriveva Georges Bernanos nella prima pagina di Diario di un prete di campagna. Seguendolo, Céline Laurens ha attaccato…
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