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Confessioni di un editore francese sul romanzo di Kamel Daoud e Goncourt

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Il libro di Kamel Daoud non si avvicina né alla buona letteratura né al livello di Goncourt. DR

Di Nabil D. – Un editore francese ha commentato il libro di Kamel Daoud che ha appena vinto il Premio Goncourt. “Sono francese, ma posso dare la mia opinione. Nella legge francese la violazione della privacy è certificata non appena chi ti è vicino riesce ad identificarti. Per il romanzo [Houris]sono a pagina 188 e, francamente, non è scritto molto bene, né vicino alla buona letteratura né al livello di Goncourt», commenta questo redattore in un messaggio pubblicato sui social network.

“Un po’ scioccante, ma ehi, andremo avanti. Gallimard questa volta delude. Le uniche parti interessanti sono in definitiva quelle appartenenti in senso stretto alla vera vittima, magari copiata direttamente dal suo fascicolo e dalle confessioni al suo psichiatra. A parte questo, niente di divertente”, nota l’editore. “Immagino che le persone che lo hanno effettivamente letto siano stati i membri della giuria che hanno votato contro”, osserva.

“Non siamo più nell’epoca dei cliché. E ne ha voglia di farne una raccolta di resoconti”, nota il redattore, deciso a finirlo di leggere “per poterne parlare con gli amici, ma non sarà il libro che regalerò per Natale”. .”

“La vittima ha già vissuto un trauma terribile, la sua cartella clinica è stata rubata e pubblicata, deve soffrire ancora oggi per alimentare la vendita del suo sangue, ormai diventato inchiostro stampato su carta, presentandola come una dissoluta in un paese in rovina”, si rammarica , indicando che un passaggio, tratto da pagina 22, “sembra uscito direttamente dalla biografia della madre della vittima”. «Lo ha detto il suo avvocato. Solo che all’epoca era una chiesa e non ancora una moschea», corregge.

Kamel Daoud “avrebbe dovuto parlare, se non ha nulla da rimproverarsi. Protetto dal suo nuovo prezzo, avrebbe comunque avuto tutto l'interesse a giustificarsi una volta per tutte. Aggiungo che finora non ho mai letto nulla di elogiativo sull'Algeria, tranne che in Voltaire, Théophile Gauthier e Maupassant. Altrimenti tutto il resto è sempre eccessivamente negativo e annerito. Per questo questa volta ho preferito ascoltare gli algerini», spiega il redattore.

“Un libro pasticciato, su un argomento delicato e serio, preso dai venti politici. Niente di letterario in fondo”, constata, affermando di essere “deluso per il Goncourt 2024”, che “sembra unirsi all'annata 1924”, assegnato a Thierry Sandre, per il suo romanzo Il caprifoglio. «Anche l'autore fu condannato, così come il suo libro qualche anno dopo», ricorda l'editore francese. Ha concluso il suo messaggio salutando l'Algeria e gli algerini “che hanno lottato a lungo contro i fanatici sanguinari”.

ND

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