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l’amore dai volti ritrovati – Libération

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Documentario

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Ricco di archivi inestimabili nonostante uno stile accademico, l’ultimo film del documentarista svedese ripercorre l’incredibile storia d’amore tra due sopravvissuti al campo nazista di Ravensbrück.

Magnus Gertten, regista di documentari svedese, costruisce parte della sua filmografia dagli archivi cinematografici dell’arrivo di quasi 2.000 sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti nel porto di Malmö, in Svezia. Quel giorno erano presenti molti cameraman e le diverse riprese messe insieme ammontavano a venti minuti di filmato. Nelly e Nadine è il terzo film che Gertten dedica alla ricerca dei volti che compaiono in queste immagini: chi sono, da che paese vengono, erano ebrei, combattenti della resistenza o comunisti? Quali sono i legami che li uniscono al di là dell’orrore del loro comune destino? La maggior parte dei sopravvissuti saluta le telecamere, sorride e saluta i giornalisti che stanno documentando il momento. Gertten si sofferma sul volto che non sorride e mantiene una sorprendente autocoscienza, lo sguardo fisso sull’obiettivo in un indefinibile misto di stanchezza e sfida. Questo volto risalta ancora di più in mezzo alla folla in quanto Nadine Hwang è cinese, una nazionalità insolita tra le vittime della Shoah.

Se le scelte del regista, la musica abbinata al goffo rallentatore, annunciano immediatamente un documentario come un canale come Arte, per non parlare di esso, spesso offre (con un’ambizione educativa che non può essere attribuita al suo discredito), l’argomento attira interesse. Perché la vita di Nadine Hwang è la vita di un romanzo, un incredibile giro del mondo che la porta in ogni luogo caldo del XX secolo. Nato nella borghesia

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