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Guy Savoy miglior chef del mondo, a pari merito con altri nove ristoranti nella classifica La Liste

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La gastronomia “è molto vicina al tennis”, osa Philippe Faure, presidente e fondatore di La Liste, una “classifica delle classifiche” gastronomica. “Da otto o dieci anni succede solo tra tre o quattro” ristoratori, il Nadal, Federer o Djokovic delle cucine.

Spicca anche il francese Arnaud Donckele, al primo posto a pari merito con il suo locale di Saint-Tropez, La Vague d’Or, e al secondo posto, Plénitude, a Parigi. Un altro ristorante ben piazzato, a pari merito al 4° posto: Les Prés d’Eugénie, il miglior ristorante della Nuova Aquitania, del compianto Michel Guérard, a Eugénie-les-Bains nelle Landes.

L’Asia si ritaglia un posto

Se c’è una certa “stabilità” nella classifica che riguarda Europa e Stati Uniti, “ciò che si muove molto è l’Asia”, sottolinea Philippe Faure, con un ristorante di Hong Kong al primo posto nel mondo, Lung King Heen.

Il presidente e fondatore de La Liste sottolinea anche “una spinta considerevole da parte della Corea”, superficialmente conosciuta in Francia per il suo ramen. “Ho visto cose incredibili”, chef che “vogliono entrare nell’élite gastronomica mondiale”, si entusiasma.

Due ristoranti coreani sono a pari merito per l’ottavo posto, La Yeon e Mingles. Il Giappone, da sempre rinomato per la sua cucina, è il paese più rappresentato nella top 1.000 de La Liste, con 126 ristoranti, seguito dagli Stati Uniti (114 indirizzi).

11 ristoranti francesi

La Francia conta solo 11 ristoranti classificati ma si aggiudica il premio d’onore, che premia Georges Blanc, celebre ambasciatore del pollame di Bresse, per tutta la sua carriera, e il cui stabilimento a Vonnas punta al terzo posto nel mondo.

“Secondo me non c’è alcun calo di tensione […] o mancanza di interesse per la cucina francese”, afferma Philippe Faure. Ma “c’è un disinteresse per i suoi eccessi”. Alcuni chef, “come ‘Mephistos’ nella loro cucina”, offrivano, secondo lui, “qualcosa di cui erano molto orgogliosi ma che i clienti non sempre accettavano”. “Un periodo di transizione apre la strada a una gastronomia incentrata sul piacere”, riassume La Liste.

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