“È in un Libano segnato da mezzo secolo di guerra che si terrà, contro ogni previsione, questa decima edizione del Beirut Art Film Festival – BAFF. » Con queste parole piene di tenacia, la sua direttrice artistica Alice Mogabgab presenta il BAFF del 2024 che è già stato rinviato e si svolgerà dal 25 novembre al 6 dicembre presso l’anfiteatro Leïla Turqui della Biblioteca Orientale, con il contributo dell’Istituto di Studi scenici e audiovisivi – IESAV dell’Università Saint-Joseph. “Stop War”, “Fermiamo la guerra” è il grido lanciato all’unisono da tutti i protagonisti di questo festival, divenuto negli anni l’imperdibile punto d’incontro per tutti gli amanti dell’arte, del cinema d’architettura e non solo una parola, cultura. Un’edizione che si svolge grazie al sostegno dei suoi patrocinatori, dell’Associazione Philippe Jabre e della Fondazione Saadallah e Loubna Khalil, nonché degli sponsor, e in collaborazione con ancora più numerose ambasciate per questa edizione che testimonia il ritorno della Gran Bretagna. Bretagna assente per quattro anni, la Brexit obbliga.
Venticinque film, un convegno e una mostra
Il Libano e la sua situazione, e Tripoli, la capitale culturale del mondo arabo, che sono l’essenza del messaggio di questo festival, vengono messi in risalto all’apertura e alla chiusura del festival. Lo è anche con la mostra fotografica di Hady Zaccak “Cinéma Tripoli. Archeologia di una memoria collettiva” – che, come suggerisce il nome, immerge nel cuore dei cinema di Tripoli – che apre il festival, seguito dalla première libanese del film Biblo ha rivelato, dal direttore Philippe Aractingi sulle ultime scoperte del sito Byblos. “Queste sono rivelazioni importanti oggi per noi libanesi che in questo momento siamo nel buio più totale, è bello vedere come l’archeologia possa riportare la luce, è degno di un miracolo”, esclama Alice Mogabgab. In programma lo stesso giorno anche un film di Hady Zaccak, Cilamasulla storia del cinema di Tripoli, tema che è stato oggetto di un libro pubblicato tre anni fa.
Il BAFF, che ha costruito la sua programmazione secondo il concetto di una giornata per paese partecipante, propone martedì 26 novembre due film provenienti dalla Gran Bretagna: alle 16, Uomo resiliente, di Stéphane Carrel, storia di un ballerino che ha vissuto una tragedia e che torna da lontano, titolo che inevitabilmente riecheggia la tragedia libanese, e alle 18, per la prima volta, la registrazione teatrale di Macbeth, con Ralph Fiennes e Indira Varma.
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“L’amicizia verso il Libano è particolarmente marcata in questo festival”, confida Alice Mogabgab che annuncia la partecipazione dell’Istituto Italiano di Cultura, dell’Instituto Cervantes, della Svizzera, del Belgio, della Polonia e della Spagna, fedeli a questo festival, presenti insieme a Germania e Brasile, che fanno il loro debutto nel programma, così come il Giappone che ritorna dopo cinque anni di assenza. “Il cinema è l’asse portante del BAFF 2024, ma anche e soprattutto il grido di registi, artisti, produttori e pubblico che si sono uniti a me per chiedere la fine dei combattimenti”, dichiara Alice Mogabgab che aggiunge il significato stesso di un festival impegnato che deve portare con sé la voce di chi lo compone. “Tutti devono chiedere la fine dei combattimenti”, dice la donna che si rifiuta di conformarsi, annullare o rinviare ancora una volta questa edizione. “Il Paese è in guerra da 50 anni, basta con la guerra! » insiste il direttore del BAFF. «Dobbiamo superare la paura e rinnovare la fiducia nell’essere umano che è capace di cose diverse dalla distruzione e soprattutto dalla violenza, di generare arte e cultura, insomma bellezza», dice chi invita a godere di un momento di grazia e di che rivela inoltre, senza svelarne i contenuti, che questo festival avrà un seguito e che BAFF at School verrà rilanciato a gennaio 2025 e proseguirà fino ad aprile dello stesso anno.
Alice Mogabgab ammette di non aver avuto difficoltà a convincere i suoi sponsor di cui loda i meriti. “I libanesi sono dinamici, entusiasti, e i giovani che investono e credono nel Libano sono fantastici, i loro prodotti realizzati in Libano sono di alta qualità e siamo felici di averli come partner. » Il BAFF, che promette di offrire una vera boccata d’aria fresca, sostiene anche la Fondazione USJ-Bourses Aimée Boulos per gli studenti IESAV, poiché la totalità della vendita dei biglietti e dei profitti della vendita degli snack andrà interamente a lei.
Tra le proiezioni in programma, oltre a quelle dedicate agli artisti Giacometti, Le Corbusier, Fouad Elkoury, Arne Jacobsen, Jakub Jósef Orlinsk, ricordiamo quella di Bene! (2024) di Quetin Dupieux sabato 30 novembre alle 18,30; la cattura filmica del balletto Emma Bovari di Christian Spuck con lo Staatsballett di Berlino e l’Orchestra dell’Opera di Berlino sotto la direzione di Jonathan Stockhammer lunedì 2 dicembre, nonché il documentario di Bahij Hojeij sulla Biblioteca Orientale, giovedì 5 dicembre alle 16.00.
La chiusura del BAFF avrà luogo venerdì 6 dicembre alle 18, con il film del regista Feyrouz Serhal E Maroun tornò a Beirut, dedicato al regista Maroun Bagdadi in occasione del 30° anniversario della sua morte.
Tutte le proiezioni sono uniche. I biglietti sono in vendita presso la libreria Antoine, su Antoine Ticketing e all’ingresso dell’anfiteatro.
Tutta la programmazione BAFF è disponibile qui e su [email protected]
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