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“See Further”, di Esther Kinsky: quando la vita si nasconde in un cinema

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Pubblicato il 20 novembre 2024 alle 05:20. / Modificato il 20 novembre 2024 alle 06:20.

“Ogni cinema ha un’atmosfera e un’aura particolari, che non possono essere facilmente definite, tanto meno legate a qualcosa di concreto”. Il sentimento che guida il narratore di Vedi oltre quando entra per la prima volta al Mozi, un cinema abbandonato situato in una piccola città ungherese, è davvero sfuggente. In questa località dell’Alföld, una vasta pianura che si estende su più paesi, manca tutto: è una “terra dell’assenza”. Ma al centro c’è questo cinema, sorprendentemente grande. Viene abbandonato e suscita la curiosità del narratore.

Senza dubbio è toccata dal suo “odore, non molto salutare ma pieno di ricordi d’infanzia di luoghi di vacanza dove il caldo estivo saturava ogni poro, ogni fibra”. Decide di acquistarlo e di ristrutturarlo per riportarlo in vita. L’arrivo di questa sconosciuta nel villaggio e il suo folle progetto suscita nella migliore delle ipotesi l’indifferenza, e nella peggiore la derisione da parte degli abitanti.

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