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scopri la storia di Bruno Sulak, interpretato da Julien Bravo

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Nel nuovo film di Mélanie Laurent, “Libre”, disponibile su Prime Video, l’attore Julien Bravo interpreta Bruno Sulak, dal nome di questo straordinario ladro che scosse la Costa Azzurra negli anni ’70 e ’80.

“Un ladro dal cuore grande, re della fuga, ormai è dimenticato. » Nell’ottobre 2013, lo scrittore Philippe Jaenada si è rammaricato della rapidità con cui il grande pubblico ha dimenticato Bruno Sulak, il “ladro gentiluomo” degli anni ’80, in occasione dell’uscita del suo libro “Sulak”. Una storia spettacolare e intensa che è riuscita a far luce su questo bandito come nessun altro e che oggi viene adattata per il piccolo schermo da Mélanie Laurent. In “Libre”, disponibile su Prime Video, Julien Bravo è il protagonista di uno scenario molto vicino a quello della vita di Sulak.

La storia di Bruno Sulak è quella di un uomo “pieno di fascino” nato a Sidi Bel Abbès, in Algeria, che dopo un periodo nella Legione, nel reggimento paracadutisti di Calvi, in Corsica, divenne disertore e ladro. O meglio, “ladro gentiluomo”, perché durante le venti rapine ai supermercati compiute nel sud della Francia alla fine degli anni ’70 e le sue molteplici rapine in gioiellerie (tra cui quella di Cartier a Parigi e a Cannes), l’uomo ce l’ha sempre fatta un punto d’onore non ricorrere alla violenza.

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Bruno Sulak non caricava mai la pistola prima di commettere un furto con scasso, agiva apertamente con il fratello del “rapinatore”, Yves Carillo, e oltre al fatto che questi colpi non producevano mai sangue, aveva la reputazione di comportarsi “con eleganza e un tocco di disinvoltura”. In particolare, ha abbandonato una delle sue rapine dopo che una cassiera si è sentita male. Quando ha svuotato le casse del supermercato, si è anche premurato di raccogliere tutti gli assegni per distruggerli e offrire così alle casalinghe il loro cestino della giornata. Un comportamento che ha creato nei suoi confronti una certa simpatia nel grande pubblico.

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Il re (caduto) della corsa

Arrestato per la prima volta nel 1980 per “diserzione” dopo essersi sposato sotto la sua vera identità, l’Arsène Lupin dei tempi moderni, Bruno Sulak si è trasformato in un “re della fuga” riuscendo a lasciare in pace le sue guardie una volta. Arrestato nuovamente il 25 gennaio 1982 da un certo Georges Moréas (interpretato da Yvan Attal), il rapinatore riesce ancora una volta a fuggire durante il suo trasferimento in treno tra Montpellier e Lione. Una scena ben rappresentata in “Libre”.

Libero infatti, fu in questo momento che Sulak passò alle rapine alle gioiellerie, in particolare a Cartier (per un bottino stimato in 100 milioni di franchi) e divenne ricercato quanto Mesrine ai suoi tempi. Ma è proprio in questi anni che il giovane commette un colpo di troppo. A Thionville, il “gentiluomo” è costretto a prendere un ostaggio e minaccia la polizia con una granata. Un gesto che l’ex paracadutista stenta ad accettare. Fuggì quindi in Brasile, ma nel febbraio 1984 tentò di tornare nel sud della Francia passando per la Spagna e commise il suo secondo errore: ritrovarsi al volante di un’auto rubata.

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Eccolo in prigione, prima a Bayonne poi a Gradignan. Da lì Sulak ha tentato di organizzare la sua terza fuga, questa volta in elicottero, ma il suo piano è fallito e uno dei suoi complici è stato ucciso dalla polizia. Alcune settimane dopo, processato davanti al tribunale penale del Tarn, il suo senso della risposta e il suo umorismo gli valsero un grande successo in aula, ma non impedirono la sua condanna a nove anni di reclusione. Direzione Fleury-Mérogis dove l’ex rapinatore ammazza il tempo studiando giurisprudenza e scrivendo. Ha pubblicato in particolare colonne per “L’Autre journal”, che hanno riscosso un certo successo.

Ma Sulak resistette e fece un ultimo tentativo di fuga nella notte tra il 17 e il 18 marzo 1985 e cadde dal secondo piano di Fleury-Mérogis, schiantandosi contro l’asfalto 8 metri più in basso. La versione ufficiale dice che la polizia ha cercato di arrestarlo, ma lui è saltato dalla finestra. La sua famiglia contesta questa versione, dicendo che è stato spinto. Tuttavia, il giovane entrò in coma e, dopo diverse operazioni, morì il 28 maggio 1985 all’età di 29 anni. Nel suo necrologio, il nostro giornalista Jean Cau ha salutato “un signore, un eroe di un romanzo nero, una leggenda”.

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