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L’opera “Viaggio d’Autunno” affronta la Collaborazione sul palco del Capitole di Tolosa

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l’essenziale
Il viaggio in Germania nel 1941 di sette scrittori collaborativi alimenta l’intrigo dell’opera “Viaggio d’autunno”, composta da Bruno Mantovani e presentata venerdì, in prima mondiale al Théâtre du Capitole. Incontro con il drammaturgo Dorian Astor che ha firmato il libretto.

Alcune delle voci maschili più belle della scena operistica attuale: Pierre-Yves Pruvot, Emiliano Gonzalez Toro, Vincent Le Texier… incarnano gli scrittori francesi più spregevoli come Marcel Jouhandeau, Pierre Drieu La Rochelle e Robert Brasillach in “Viaggio d’autunno” “al teatro Capitole.

Come è nata l’idea di realizzare un’opera su questo spaventoso episodio della nostra storia contemporanea?

Dorian Astor: Questo progetto operistico nasce da una lunga amicizia tra Bruno Mantovani, il compositore, e Christophe Ghristi, il direttore artistico del Théâtre du Capitole. Nel 2011 è stato librettista di “Akhmatova”, seconda opera di Bruno Mantovani su questo immenso poeta sovietico che già evocava il rapporto degli artisti con il potere totalitario sotto Stalin. Nel suo lavoro di ricerca, il compositore si è imbattuto in un testo di François Dufay, “Le Voyage d’Automne”, che racconta il viaggio nell’autunno del 1941 di sette scrittori francesi in Germania, su invito di Goebbels e del Ministero della Propaganda per lusingarlo e allineare effettivamente l’intellighenzia europea. Già allora aveva il presentimento che questo storico episodio potesse essere oggetto di un’opera.

Come hai scritto il libretto per trasformarlo in un’opera?

Nominato drammaturgo dell’Opéra national du Capitole, nel 2020, Christophe Ghristi mi ha affidato il libretto di “Voyage d’Automne”. “La questione era come trasformare un episodio storico in un’opera. Occorreva drammaturgia ma anche interesse storico e allo stesso tempo psicologico, teatrale. Ho quindi proposto questo libretto che è una commedia molto amara su personaggi accecati dalla loro vanità. e che si credono i più grandi scrittori del loro tempo perché sono stati accolti dal regime dei vincitori. Perciò non hanno visto né voluto vedere l’orrore del regime nazista e sono tornati dicendo che la Germania lo è meraviglioso. Ciò fornisce il materiale per questo gioco tragicomico, di personaggi gonfi di vanità, ridicoli, comici e abietti allo stesso tempo.

Su quali basi è costruito il terreno?

Il personaggio principale della nostra fiction Marcel Jouhandeau teneva un taccuino chiamato “Il viaggio segreto”. Si scopre che Jouhandeau, sposato ma dichiarato omosessuale, si innamorò di Gerhard Heller, il capo della censura della letteratura francese che accompagnò questi scrittori in Germania. Quindi abbiamo avuto un vero e proprio intrigo romantico con questo Jouhandeau che ha circa cinquant’anni e che prova emozioni adolescenziali completamente fuori luogo rispetto alla situazione. Giochiamo anche su quello.

Come non ingigantire il punto?

Nella misura in cui è un’opera e la musica, il canto, sublimano le situazioni, abbiamo cercato un modo per mostrarne la bruttezza, l’abiezione, il male. L’idea ovviamente non è compiacersi ma denunciare qualcosa. Abbiamo quindi creato una fantasmagoria, un po’ da incubo, che a poco a poco si allontana dalla realtà. Il culmine di tutto ciò, e mi sta molto a cuore, è l’invenzione dell’unico personaggio femminile in mezzo a tre nazisti e cinque collaboratori. Era chiamata la Sognatrice, personaggio allegorico che rappresenta l’umanità sterminata. È una donna, ebrea, innocente e appare più volte nell’opera cantando in tedesco una poesia di Gertrud Kolmar, poetessa ebrea berlinese, morta ad Auschwitz. Nel 1938 scrisse la sublime poesia “La Songeuse”, unico barlume di speranza e di purezza in quest’opera.

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Ti sei ispirato anche al mito di Faust…

Per farne un’opera abbiamo voluto reinterpretare anche il mito di Faust prendendo come modello il grande romanzo di Tomas Mann intitolato “Doctor Faustus”. È la storia di un musicista che fa un patto con il diavolo per diventare grande. Jouhandeau è questo Faust che gioca con il fuoco e questo Gerhard Heller di cui è innamorato è un po’ come il suo Mefisto che lo getterà sull’orlo dell’abisso.

Perché diversi incontri accompagnano le performance?

Abbiamo organizzato un certo numero di incontri e convegni su quest’opera per sostenere il pubblico su un tema non banale. I preludi che costituiscono l’introduzione all’opera avranno luogo in teatro 45 minuti prima di ogni rappresentazione. Lavoriamo con modestia per un dovere di memoria.

Venerdì 22 novembre, martedì 26 e giovedì 28 novembre alle 20, così come domenica 24 novembre alle 15, al Théâtre du Capitole (place du Capitole) di Tolosa. Prezzi: da 10€ a 90€. Come. 05 61 63 13 13. www.opera.toulouse.fr

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