Il film è proiettato questa settimana a Marvejols e Saint-Chély-d’Apcher.
La Piccola Palma d’Oro di quest’anno: “Anora” non è male, certo, è anche dinamica, ben recitata, a tratti divertente; ma lo guardiamo senza passione alcuna, piuttosto costernati dalla totale inconsistenza della cosa. E’ un oggetto piccolo, nemmeno molto ben fatto, mal assemblato, goffo, che contiene qualche aspetto carino qua e là, ma troppo raro per lasciare il segno. La prima ora è già piuttosto fastidiosa: lo sguardo molto lussurioso di Baker sulla forma della sua eroina Anora, una spogliarellista, è inquietante. Il nostro uomo, però, passa un’ora a contemplarlo e subito ci immerge in una noia sorda e in un leggero disagio.
Una notte infernale
Quella che segue è una seconda ora dedicata allo scontro che scoppia tra Anora e i delinquenti assoldati per far annullare il suo matrimonio. Negli angoli restano i fratelli Safdie o lo Scorsese di After Hours: viviamo una notte infernale, estenuante per gli occhi e le orecchie, che dovrebbe essere divertente e leggera ma che in fondo è piuttosto sinistra e non molto ben scritta, soprattutto da Once ancora una volta il regista non sa tagliare e propone sequenze dieci volte troppo lunghe per il poco che hanno da dire.
Alla fine il film dura un’ora buona di troppo. Possiamo, se guardiamo attentamente, individuare in questo un discorso femminista? Forse, ma poi mal pensato. Abbiamo piuttosto l’impressione che tutto ciò sia del tutto inutile e che Baker non sappia veramente cosa vuole dire. Cosa resta di questo film? Attori onesti, qualche dettaglio fugace che fa abbastanza ridere, e basta.
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