Giunto alla sua 29esima edizione (dall’8 al 16 novembre), il Festival Internazionale dell’ cinema d’autore de Rabat (FICAR) ha offerto una selezione eclettica di film provenienti da qui e altrove. Fedele alla sua tradizione, ha onorato voci singolari, affrontando temi diversi come le lotte sociali, l’introspezione individuale o anche le sfide del nostro tempo.
Tra i lungometraggi presentati nell’ambito del Concorso Internazionale, c’è la fiction messicana”Sporco“. Dopo l’omicidio di un piccolo scagnozzo del cartello, il suo amato figlio di quattro anni, “Sujo”, si ritrova orfano e in pericolo. Il ragazzino sfugge per un pelo alla morte grazie all’aiuto della zia che lo cresce in una campagna isolata, tra stenti, povertà e il costante pericolo legato alla sua identità. Quando entra nell’adolescenza, una ribellione si risveglia dentro di lui e, come rito di passaggio, si unisce al cartello locale. Da giovane, “Sujo” tenta di ricostruire la sua vita, lontano dalla violenza della sua città natale. Tuttavia, quando l’eredità di suo padre lo raggiunge, si trova faccia a faccia con quello che sembra essere il suo destino.
Dalla Tunisia il Festival ha proposto “L’Ago” (Al Ibra). In questo lavoro di Abdelhamid Bouchnakuna coppia conservatrice attende con impazienza l’arrivo del loro tanto atteso figlio. Durante un’ecografia, scoprono che il loro bambino è ermafrodita, cioè intersessuale. Il medico li informa che hanno tre giorni per decidere il sesso del loro bambino. Le decisioni della coppia vengono condivise mentre affrontano la complessità degli orientamenti sociali, religiosi e medici.
La coppia deve affrontare le conseguenze sociali che il figlio potrebbe affrontare se non si conformasse alle tradizionali norme binarie di genere che prevalgono nella società tunisina. Le preoccupazioni circa lo stigma e il potenziale ostracismo gravano pesantemente sulle loro menti.
Il Concorso Internazionale FICAR comprendeva anche un film marocchino-americano: “The Lost Princess” di Hicham Hajji. Questo terzo film del regista marocchino racconta la storia unica di Alec Touati che scopre il suo vero destino quando si imbatte in un castello infestato dove si svolge una tragica storia d’amore. Con l’aiuto di Nassim e Hana, combatte per proteggere l’eredità del castello e realizzare il suo obiettivo ancestrale. Il cast del film girato a Ouarzazate riunisce attori internazionali e marocchini come Robert Kneper, Eric Roberts, Melody Casta, Gary Dourdan, Yousra Bouhmouch, Sahar El Maataoui, Mourad Zaoui e altri.
Dall’Italia il Festival ha presentato “Taxi Monamour”. Per 122 minuti, il regista Ciro De Caro ci invita a seguire Anna (Rosa Palasciano), una donna abbastanza confusa che va d’accordo solo con il fratello Angelo (Valerio Di Benedetto), anch’egli screditato dalla madre e dal fratello maggiore. Una sera, mentre aspetta un autobus che non passa, incontra Cristi (Yeva Sai), una giovane ucraina, anche lei senza mezzo di trasporto per tornare. Due giovani in macchina si offrono di accompagnarli a casa, accettano ma rifiutano le loro avances. La sera successiva, Anna torna volontariamente alla fermata dell’autobus dove Cristi sta aspettando. La porta a casa. Cristi, che in realtà si chiama Nadia, è molto riservata e sulla difensiva, l’esatto opposto di Anna, ma tra le due donne poco a poco nasce una bella amicizia, destinata a non durare, perché Nadia vuole tornare nel suo paese dove infuria la guerra.
Attraverso queste storie diverse e profondamente umane, il Festival Internazionale del Cinema d’Autore di Rabat continua a dimostrare che il cinema, ben oltre l’intrattenimento, è un potente specchio delle realtà e delle complessità del nostro mondo. Mettendo in evidenza opere che mettono in discussione, commuovono e scuotono, questa 29a edizione si afferma come un evento imperdibile per gli amanti della settima arte e i difensori del cinema impegnato.
Related News :