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[CINÉMA] Il Gladiatore II, una riscrittura esagerata del primo film

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Atteso dal 2001, data in cui circolarono le prime indiscrezioni su di lui a Hollywood, Gladiatore II è ora nelle nostre stanze; ed è tutt'altro che unanime. Va detto che l'esito della prima opera, magnifica ucronia poetica che resuscita il peplo – genere cinematografico caduto in disuso da trent'anni – non richiedeva necessariamente altri sviluppi, visto che l'eroe Massimo muore coraggiosamente nel Colosseo dopo avendo sconfitto l'imperatore Commodo.

Scritto da David Scarpa, che ha “scritto” la sceneggiatura del recente Napoleone di Ridley Scott, questa seconda opera aveva motivo di preoccuparci, nonostante il suo budget faraonico di 310 milioni di dollari…

La storia immagina il giovane Lucio del primo film, rifugiato per vent'anni in Numidia, in lotta contro gli eserciti romani, preso in ostaggio e poi venduto come schiavo a Macrinus, un ricco proprietario di gladiatori. Lucio, ribattezzato Annone, ha in mente una sola idea: ritrovarsi nell'arena ad affrontare l'uomo responsabile della morte del suo compagno numida, il grande e popolare generale Acacio, che non ricorda, a causa della sua personale sfondo, di un certo generale Massimo…

Parallelamente al piano di vendetta di Lucio, sua madre Lucilla complottò con Acacio e il senatore Gracco per rovesciare i due imperatori Geta e Caracalla, ritenuti inadatti a servire il popolo di Roma e temibilmente autocratici – sappiamo infatti, grazie agli storici, che sotto il loro Padre Settimio Severo, il Senato fu ridotto a una sorta di camera di verbalizzazione delle decisioni prese dall'amministrazione imperiale.

Un remake senza lirismo

Presentando in definitiva un quadro narrativo molto simile a quello del primo film, Gladiatore II ricorda molto un remake sotto mentite spoglie, come se l'idea non fosse tanto quella di raccontare una nuova storia quanto di rendere omaggio all'originale. Una sensazione confermata da allusioni intempestive e artificiali alla prima opera, con flashback e temi musicali più o meno ben riutilizzati – si percepisce il desiderio del cineasta di evidenziare il legame tra i due film. La differenza è che il primo Gladiatore andato all'essenziale, ha compensato la semplicità della sua storia con una messa in scena lirica, solenne, perfino contemplativa, e con dialoghi ispirati, dove Gladiatore II non smette mai di ricamare attorno ai suoi vari intrighi e non lascia spazio alla malinconia o al silenzio. Ritmo ultra-ritmo, folle, gonfio, lo scenario si perde lungo la strada, cambia improvvisamente direzione – è difficile credere al viaggio di Lucius – poi perde a sua volta lo spettatore, che si stanca di questa scrittura televisiva a base di colpi di scena qui tu vai.

Inoltre, se il primo film, con la sua poesia e solennità, rendeva digeribili le sue infedeltà alla Storia, il secondo non riesce a giustificare le proprie con alcun lirismo e, in definitiva, ci infastidisce: Caracalla viene presentato come un profondo idiota, mentre era sotto il suo regno. che l'uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge naturale fu dichiarata dal giurista Ulpiano. E fu proprio Caracalla ad estendere la cittadinanza romana a tutto l'Impero. E che dire di Macrinus, personaggio numida (originario quindi del Nord Africa) interpretato dal sub-sahariano Denzel Washington? Lo stesso Macrinus che diventa imperatore per un anno ma che, nel film, muore lo stesso giorno di Caracalla (dopo averlo assassinato pubblicamente nel Colosseo!) senza poter indossare la porpora…

Scelte discutibili

Intrattenimento assolutamente buono, ricco di battaglie impressionanti (le famose naumachie del Colosseo), Gladiatore II soffre molto, esteticamente, dell'uso eccessivo di sfondi verdi e animali improbabili nelle immagini generate al computer, dove il primo film era vero, organico. Ancora più di cattivo gusto e crudezza, Ridley Scott arriva al punto di sostituire, per comodità di sceneggiatura, Spencer Treat Clark nei flashback del primo film, per una totale mancanza di rispetto per il giovane attore che era. Inoltre, si sente crudelmente l'assenza del compositore Hans Zimmer, sostituito da Harry Gregson-Williams, gli unici brani che ci portano via sono quelli composti per il primo film e riutilizzati qua e là, in particolare durante la magnifica sequenza introduttiva. Fortunatamente, la canzone Ora siamo liberidi Lisa Gerrard, è ripreso e restaurato così come i titoli di coda.

Lo sappiamo Gladiatore III è già stato scritto. Speriamo che questo non si accontenti affatto di essere un rifacimento del secondo, che è a sua volta un rifacimento del primo, che era soprattutto un rifacimento di La caduta dell'Impero Romano di Anthony Mann. Un po' di creatività, grazia…

3 stelle su 5

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