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All’Opera di Digione, la resurrezione de “L’Uomo femina”, diretto da Agnès Jaoui

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“L’Uomo femina”, diretto da Agnès Jaoui, all’Opera di Digione, nel novembre 2024. MIRCO MAGLIOCCA/OPERA DE DIJON

Il 7 novembre l’Opera di Digione ha aperto il ballo L’Uomo feminaopera buffa di Baldassarre Galuppi (1706-1785) ritenuta perduta, finché non fu ritrovata (ad eccezione di tre arie mancanti) nel 2006, in perfetto stato di conservazione, presso la biblioteca del Palazzo Ajuda, a Lisbona. L’opera non è stata montata in scena fin dalla sua creazione al Teatro San Moisè di Venezia, nel 1762. Resta il fatto che il suo argomento ha qualcosa da sedurre, che immagina un’inversione dei sessi, è in realtà più un pretesto per una commedia di situazione che per una riflessione sugli stereotipi di genere, di cui il XXIe secolo ne ha fatto una delle sue maggiori preoccupazioni.

Due naufraghi sbarcano su un’isola tutta mediterranea, dove regna un ordine matriarcale che conferisce alle donne, insieme ai pieni poteri, le caratteristiche maschili della virilità e del godimento del corpo maschile. Sottomessi, fragili e frivoli, sono al contrario colpiti dalla futilità, preoccupati soprattutto del loro aspetto (acconciatura, trucco, gioielli, guardaroba) e della loro seduzione. Una situazione che ovviamente stupisce i nostri sopravvissuti bergamaschi, salvati all’ultimo minuto dai confidenti della principessa Cretidea, sovrana tanto intrepida in guerra quanto in amore. “Qualsiasi oggetto scagliato dalle onde” essendo “destinato al tesoro reale”senza vergogna la sovrana si vanta di mettere nel suo letto il ribelle Roberto, con grande sgomento di Cassandra, che si è innamorata del cavaliere a prima vista, mentre Ramira ha messo gli occhi sul suo cameriere, Giannino.

Insieme si raccolgono gli ingredienti della discordia, che sfociano in rabbia, rivalità, tradimenti e drammi, il tutto esacerbato dalla gelosia del favorito della regina, Gelsomino, che teme giustamente di essere soppiantato. Un ultimo colpo di scena che rivelerà che Roberto e Cassandra sono in realtà fratello e sorella porterà la pace, mentre la regina, per sposare Roberto, si sottomette alla legge patriarcale dello straniero. L’inversione dei sessi non ha fatto altro che rafforzare la supremazia maschile, al termine di una crisi che segna la sconfitta delle donne. E il loro ritorno alla vita domestica e al parto.

Un cast musicale di primo piano

Un soggetto in potenziale risonanza con la nostra modernità, un cast musicale di punta, una regista lirica che consegna la sua seconda opera: L’Uomo femina soddisfa tutte le caselle a priori. Ciò significa contare senza la lunghezza di una partitura le cui poche prescienze mozartiane (alziamo le orecchie) sono annegate in oceani di note e zone di noia (la rimettiamo giù). La colpa non è degli artisti. Nella buca, la direzione di Vincent Dumestre spara a tutto gas, anima i ritmi della danza, si destreggia con i timbri, osa suoni poetici, come questi due brani pieni di suspense accompagnati dal mandolino, che possiamo sperare abbiano forse ispirato la famosa serenata del finestra del Don Giovanni di Mozart.

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