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Redazione di Tolosa
Pubblicato il
9 novembre 2024 19:08
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La Romania, oggi, il Delta del Danubio. Adi, 17 anni, è in vacanza estiva con i suoi genitori in questo piccolo villaggio circondato dall’acqua. A tarda notte, dopo una festa, fa una lunga passeggiata con una turista della sua età. I due ragazzi si baciano.
Società omofobica
Ma ora, due giovani bulli locali sono testimoni di questo sfogo. Mentre il vacanziere fugge, Adi viene picchiato duramente. Da questa scena, il regista rumeno Emanuel Pârvu, il cui primo film è nelle sale, dipinge il ritratto di una società omofobica, retrograda, intollerante e tossica.
Per fare questo chiama in primo piano tutte le istituzioni possibili. La famiglia prima di tutto. Il padre e la madre di Adi rimangono scioccati quando vengono a sapere dell’omosessualità del figlio. L’incomprensione e la rabbia li invadono. Dobbiamo “curarlo”!
Si rivolgono al prete locale. La scena dell’esorcismo è insopportabile… La polizia viene coinvolta e con loro la corruzione entra in questa macabra danza. I due colpevoli vengono arrestati. Si confessano in silenzio perché cosa potrebbe esserci di più naturale per loro che “rompere il frocio”.
Un assistente sociale del paese vicino è stato allertato ed è venuto ad indagare. Il problema è che il padre dei due signori del soffitto è un potentato locale che subito, dopo una telefonata, ha fatto ritirare l’indagine a questo bastardo del circolo vizioso. Adi non ha più molte soluzioni…
Un film implacabile
Emanuel Pârvu gira il suo film un’accusa feroce e bruciante, spaventoso anche per l’omofobia ordinaria, quella che si è infiltrata in tutte le istituzioni del suo Paese. Il suo discorso è purtroppo universale. Gli interpreti, poco conosciuti in Francia, sono paralizzanti per la loro precisione di tono. Un vistoso appello contro una delle piaghe della nostra umanità, filmato con rigore quasi documentaristico. Senza effetti manica. Inflessibile!
Il trailer del film:
Robert Penavayre
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