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“Daft Punk, una vita da robot”, il libro definitivo sul duo con l’elmetto

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Dalla loro separazione a sorpresa nel 2021, ti mancano i Daft Punk? Mancano anche agli autori di questo libro, che con amore hanno messo insieme quest’opera consolante. Si sarebbe potuto pensare che questo abbondante omaggio, ricco di aneddoti e pieno di linfa, fosse stato realizzato in Francia. Ma a produrlo sono gli inglesi, i due cofondatori dell’ex-eccellente rivista sulla club culture Troia fantino (1993-2004), Paul Benney e John Burgess, oggi a capo della biennale Disco Pogo. Cosa potrebbe esserci di più normale in realtà, dal momento che i Daft Punk hanno iniziato oltremanica con l’etichetta scozzese Soma, e hanno avuto una carriera così internazionale che la maggior parte non sa che il duo con l’elmetto è francese.

Daft Punk, una vita da robot spazza via l’intera epopea musicale di Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homen Christo, dagli esordi del primissimo 45T sotto il nome di Daft Punk nel 1994, fino alla loro separazione un giorno di febbraio 2021 con un video intitolato Epilogo, pubblicato su YouTube. E poiché”Ognuno ha la sua versione preferita dei Daft Punk.”come notano gli autori, tutte le versioni di questo gruppo visionario che non ha mai smesso di infrangere i codici e oltrepassare i confini, in studio, dal vivo, ma anche visivamente, sono qui analizzate in modo divertente e spesso con umorismo.

Per prima cosa assaggiamo la loro prima intervista sulla stampa inglese, su Troia fantino. Assaporiamo poi la copertina che la rivista dedicò loro nel 1996, una delle ultime in cui apparivano a volto scoperto. Articoli pubblicati all’epoca in MixMag et danno una buona idea della percezione del gruppo tra gli inglesi – i giornalisti sottolineano regolarmente la difficoltà di ottenere qualcosa dal Guy-Man silenzioso e timido, “il che farebbe sembrare il pensatore di Rodin un giullare del re perbene”.

Esaminiamo anche l’intervista via fax del tandem, satura di disegni e scarabocchi, pubblicata nel 1997 su Creatore di melodiee la foto a grandezza naturale della cassetta DAT originale che i Daft Punk avevano inviato all’etichetta Soma, che ospitava i loro primi due EP (La New Wave/Viva nel mese di aprile 1994 et Da Funk / Rollin’ & Scratchin’ nel mese di agosto 1995).

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La copertina del libro “Daft Punk, una vita da robot” di Disco Pogo (2024). (EDIZIONI MARABOUT)

Estremamente divertente e affascinante il racconto a cinque voci dell’incontro del duo con la turbolenta band dell’etichetta scozzese, uno dei must del libro. Si ricordano di due ragazzi discreti ma molto determinati e sicuri di quello che volevano, compreso il visual, e la cui musica”sembrava nessun altro in quel momento.” Raccontano anche il vortice di follia che l’etichetta visse per due anni grazie a loro. Quando il titolo Da Funk è decollato, dopo la sua apparizione in Radio 1, l’etichetta iniziò a ricevere così tante telefonate in ufficio che iniziarono a scherzare quando alzarono la cornetta – invece di dire “Soma Records, buongiorno!”hanno detto “Da Funk, ciao!”ricorda il direttore dell’etichetta Stuart McMillan.

La storia dei primi due album, Compiti a casa et Scopertavengono raccontate, oggi, in questa stessa forma corale da coloro che l’hanno visto svolgersi davanti ai loro occhi, come il loro manager Pedro Winter, Erol Alkan, e i loro amici, i fratelli Dewaele aka Soulwax e 2 Molti Dj’s (che ha firmato la prefazione del libro).

Questo libro è di quelli che si possono aprire a qualunque pagina, perché tutto è delizioso, a cominciare dalle foto dei primi tempi, quando cominciavano a giocare con le maschere e gli occhiali scherzosi. Il tipo di libro che puoi prendere in qualsiasi momento ed essere sicuro di sorridere o imparare qualcosa. Sono dettagliati, ad esempio, gli artisti, una quarantina, i cui nomi Thomas recita nel titolo Insegnantiomaggio alle loro ispirazioni, da George Clinton a Jeff Mills passando per Kenny Dope e DJ Inferno.

Vengono analizzati uno per uno anche la dozzina di EP pubblicati sull’etichetta Roulé da Thomas Bangalter. Anche il loro uso dei campioni è oggetto di un articolo, così come la loro filmografia unica e le loro clip. Senza dimenticare una commovente evocazione delle loro incredibili esibizioni sui giradischi nelle serate Bugged Out!, a Manchester, Londra o Ibiza, che hanno costruito la loro reputazione tanto quanto la loro musica.

Un’intervista con James Murphy di LCD Sistema audio, autore del successo I Daft Punk suonano a casa miaè nel menu, così come un’avvincente testimonianza di Tony Gardner, specialista in protesi di Hollywood che progettò i famosi caschi in fibra di vetro del duo, con i loro LED che cambiano colore, una vera sfida tecnologica per l’epoca.

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I Daft Punk in cima alla famosa piramide della loro performance live inaugurata al festival Coachella il 29 aprile 2006, a Indio (California, Stati Uniti). (KARL WALTER / GETTY IMAGES NORD AMERICA)

E poi, ovviamente, un libro sui Daft Punk non sarebbe completo senza un’intervista al loro manager Pedro Winter, oggi a capo dell’etichetta Ed. Banger, chi qui ricorda”il periodo più bello della sua vita”. Un periodo in cui era uno degli amici che trasportava valigie contenenti l’attrezzatura scenica dei futuri robot, vale a dire il loro intero home studio (TR-909, sequenziatori, Juno 106, SP 1200) e i decoder via cavo ad esso associati. Un periodo in cui il manager passava il tempo a dire “non” alle richieste a cui erano sottoposti i suoi puledri, al punto che venne soprannominato “Mr No”… fino alla proposta (con cachet incredibile) del festival di Coachella di suonare ai Daft Punk nel 2006, alla quale ha risposto “oui”dopo una settimana di riflessione con “ragazzi”.

Il libro ovviamente va dietro le quinte di questo spettacolo spettacolare, la famosa piramide, che “avere allucinazioni” tutto il piccolo mondo dell’elettronica e dei festival a suo tempo, cambiando per sempre la musica elettronica dal vivo. A chi raccogliere la sfida oggi ?

“Daft Punk, una vita da robot” di Disco Pogo, prefazione di David e Stephen Dewaele (Marabout, 35 euro)

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