In una Los Angeles post-apocalittica, Demi Moore interpreta Elisabeth Sparkle, un’attrice diventata una star dell’aerobica, che ricorda l’iconica Jane Fonda. Sì, ma eccoci qui, Elisabeth ha appena compiuto 50 anni e, secondo la dura legge di Hollywood, tanto vale mandarla direttamente in una casa di riposo. Un giorno una stella amata, il giorno dopo violentemente ingessata, questa notizia improvvisa si materializza attraverso lo shock letterale di a incidenteincidente Di autoauto. Uscendo dall’ospedale senza alcun graffio, almeno fisico, si ritrova in tasca una chiave USBUSBscivolato lì da a infermierainfermierasul quale c’è un video che presenta la famosa “sostanza”: un’iniezione di questa sierosieroe potrebbe diventare una versione migliore di se stessa.
Elisir di lunga vita
Dal mito della fontana della giovinezza alla pietra filosofale degli alchimisti, al progetto Blueprint del miliardario americano Bryan Johnson… La ricerca dell’eterna giovinezza ha affascinato il mondo scientifico e la narrativa fin dall’antichità. Tuttavia, dentro La sostanzaa differenza della pozione della giovinezza che Meryl Streep ingoia La morte ti sta così beneil siero che Elisabeth Sparkle inietta non le ripristina l’aspetto precedente ma le fa “dare alla luce” un clone più giovane, dalla bellezza quasi artificiale, in una scena che vi lascerà a bocca aperta.stomacostomaco. Nell’universo immaginato da Coralie Fargeat, una versione migliore di noi stessi è quindi necessariamente più giovane, più bella, più desiderabile.
La sosia, di nome Sue, si ritrova quindi catapultata ai vertici e diventa a sua volta una star dell’aerobica. C’è una sola regola ferrea da seguire a tutti i costi: le due donne devono alternarsi ogni sette giorni. Quando uno vive, l’altro diventa un guscio vuoto che deve essere nascosto e nutrito per via endovenosa. Inoltre, in modo che sia cervellocervello funziona correttamente, Sue deve prendere e poi iniettare il liquido cerebrospinale di Elisabeth ed è attraverso un trasfusionetrasfusione sangue che si alternano ogni settimana. Legati da questi fluidi e dal loro genoma, saranno sempre e solo due facce della stessa medaglia. Rileviamo una sottile esplorazione dei temi tabù che circondano la genitorialità: gelosia, proiezione… e, naturalmente, mamme da palcoscenico – le madri di scena – di Hollywood, quelle madri che vogliono a tutti i costi rendere famosi i propri figli, a volte per soddisfare le proprie aspirazioni decadute. Nella sua autobiografia dal titolo provocatorio, Fantastico, mia madre è morta!l’attrice Jennette McCurdy descrive un rapporto difficile con sua madre, che attraverso di lei ha vissuto il suo sogno di fama, senza preoccuparsi dei suoi desideri o dei pericoli di una carriera da piccola star.
Specchio, specchio
Ovviamente, questa regola dei sette giorni esiste solo per essere infranta. Come una star bambina diventata responsabile delle sue scelte professionali, Sue rifiuta di rinunciare al suo posto. Insignificante, solitaria, ancora troppo vecchia, Elisabeth si ritrova di nuovo chiusa, letteralmente questa volta. Ed è un destino peggiore del ritorno all’anonimato quello che lo attende. Un destino che continuerà a infliggersi, incapace di porre fine all’esperienza.
Ma se il film funziona anche come un’eccellente allegoria della dipendenza, questa degenerazione non sembra una punizione inflitta a Elisabeth per aver ceduto alle promesse di una “sostanza” venduta al mercato nero. Qui assistiamo invece a tutto ciò che questa donna sarebbe disposta a sacrificare per esistere attraverso un corpo giovane e desiderabile occhiocchi del mondo: sopportare ciò che l’ha portata qui in primo luogo, la paura di invecchiare, e sacrificare la sua salute fisica, il suo equilibrio mentale, la sua vita.
Il destino di Elisabeth è solo l’inizio di un circolo vizioso e Coralie Fargeat non risparmia nessuno, nemmeno le Sue di questo mondo. In un atto finale divertente, prende in prestito L’uomo elefante di David Lynch e ci propone una vendetta cruenta da far impallidire Brian de Palma. Nel mondo severo, freddo, igienizzato ma avvelenato che racconta, la regista sceglie il caos e la distruzione. Sporcizia per distruggere l’ordine costituito, unico modo per ridare un po’ di vita ad una società diventata apatica e crudele.
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