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Lucien Francoeur: i non amati?

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È ancora ironico che Lucien Francoeur, il più americano dei poeti del Quebec, che ha cantato il peggio e il meglio degli Stati Uniti, sia morto il giorno delle elezioni americane.

Ma è soprattutto triste che la partenza di Lucien Francoeur sia stata eclissata dall’arrivo di Donald Trump.

SENZA RIMPIANTO

Virginie Francoeur, l’unica figlia di Lucien, ha co-diretto un documentario su suo padre intitolato: Francoeur: finiamo bene i rocker. Spero che venga mostrato nei CEGEP in modo che le generazioni più giovani sappiano chi era Francoeur: un conduttore radiofonico “incappucciato”, un poeta della controcultura, un insegnante impegnato e un musicista influente (nel vero senso della parola). termine) dal momento di Aut’chose.

Alla radio QUB, nel dicembre 2023, ho chiesto a Francoeur se pensava di avere il riconoscimento che meritava. Mi ha risposto: “Penso di essere stato il non amato dal mondo dello spettacolo del Quebec praticamente per tutta la mia carriera. Ma per fortuna, all’ultimo giro, prima del traguardo, è come se si realizzasse quello che doveva capitarmi, cioè un minimo di rispetto per il poeta e il rocker che sono, il minimo di rispetto per quello che ero, per quello che sono e continuo ad essere.

Naturalmente Francoeur ha vinto il premio Émile-Nelligan per la sua collezione Rocker Santificato. Ovviamente ha fatto cose pazze come presentatore al CKOI o al Cool FM. Naturalmente ha elogiato i pregi dell’hamburger Burger King. Questo è ciò che lui chiamava “fare il”. diviso», raggiungendo un pubblico specializzato e popolare in un ampio spettro di cui solo lui aveva il segreto.

Ma non dovremmo dimenticare le invettive del suo insegnante.

Nel 2011, nel IL Giornale di MontrealLucien aveva fatto il punto sui suoi 30 anni di insegnamento, lui che insegnava letteratura al Collège de Rosemont.

“Un Ministero dell’Istruzione completamente scollegato dalla realtà; studenti carichi di gadget che non sono in grado di comprendere le istruzioni di base; analfabeti che non hanno cultura; requisiti caduti a tutti i livelli”: i suoi risultati furono piuttosto terrificanti.

“È un disastro, è una bomba che sta per esplodere”, mi ha detto Francoeur… 13 anni fa!

Ecco alcuni estratti di questa intervista.

“Prima chiedevamo un documento di sessione di 12 pagine. Ora, un’analisi letteraria è di 750 parole”.

“Dieci anni fa, i miei studenti hanno realizzato il proprio frontespizio. Ora faccio il frontespizio e loro devono completarlo. Ma anche quello, un terzo della classe non può farlo!”

“A uno studente che entra al college oggigiorno deve essere insegnato cos’è un libro. C’è una copertina. Ci sono due nomi. Non confondere il nome dell’autore (Molière) e il titolo del libro (Dom Juan)».

RAP A LUCIEN

Nel dicembre 2023 gli ho chiesto se avesse dei rimpianti. Mi rispose: “Édith Piaf cantava: “No, niente, no, non mi pento di niente”. Vivevo con quello come slogan. Rimpiangere è già capitolare”.

Francoeur non aveva rimpianti. Ma ne ho una: che non gli è stato dato, durante la sua vita, il riconoscimento che meritava.

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