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La Universal Music reclama 500 milioni di dollari dall’etichetta Believe per violazione del copyright – Libération

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In una denuncia depositata il 4 novembre, il colosso dell’industria musicale accusa il gruppo francese di aver distribuito milioni di titoli su diverse piattaforme di cui non detiene i diritti, falsificandone il contenuto e i nomi degli artisti.

Turbolenza nel settore musicale. Credi, l’azienda francese “al servizio di artisti ed etichette indipendenti” viene attaccato dalla Universal Music che l’accusa di aver aggirato le norme sul copyright. Il colosso americano ha sporto denuncia a New York il 4 novembre chiedendo un risarcimento di 500 milioni di dollari. Secondo lui, il gruppo francese condurrebbe a “strategia illecita” che consisterebbe in “monetizzare un vasto catalogo di registrazioni contraffatte”. Diversi milioni di titoli musicali sarebbero interessati da questo utilizzo illegale.

Fondata nel 2005, Believe è diventata una delle principali società di distribuzione di musica digitale a livello mondiale. Presente in 50 paesi, nel 2023 sostiene più di 1,35 milioni di artisti tra cui Jul, PNL e Hoshi in Francia. Il suo lavoro è connettere gli artisti alle etichette e alle piattaforme di streaming. Tra questi, Amazon, Spotify, YouTube e persino TikTok. Nello stesso anno hanno raggiunto un fatturato di 880 milioni di euro.

Una compagnia americana

Al centro della vicenda c’è soprattutto il distributore americano TuneCore, un canale digitale acquistato da Believe nel 2015 che permette agli artisti di distribuire le loro canzoni su più piattaforme. Sul suo sito web, TuneCore risponde alle domande più frequenti come: “Posso inviare composizioni che non ho scritto/composto o che non sono mie composizioni originali?” al che l’azienda risponde che è impossibile, perché “tutte le tue proposte devono essere composizioni originali”.

Questa è la regola, ma cosa sta facendo l’azienda per farla rispettare? Secondo la denuncia, non molto. Accusa addirittura la società madre, Believe, di aver fatto ben pochi tentativi in ​​tal senso “nascondi le tue azioni illegali”. Del ‘Artisti fraudolenti ed etichette discografiche pirata» avrebbe “invaso” la piattaforma, che fa solo “pochi sforzi per evitare queste azioni illegali”secondo le accuse dei ricorrenti.

Tra le strategie di contraffazione messe in discussione, il documento cita la creazione di versioni remixate o accelerate di successi originali, sotto un nome d’artista modificato, con ortografia fuorviante: “Jutin Biber” (Justin Bieber), Lady Gaga (Lady Gaga) o “Arriana Gramde” (Ariana Grande)… Le tecniche permettono di falsificare le versioni originali, per aggirare i diritti d’autore, proponendo una cosiddetta nuova versione.

Cessare le attività

Richiesta universale “un’ingiunzione permanente che impone a Believe di cessare le sue attività” così come il risarcimento “almeno 500 milioni di dollari” (circa 466 milioni di euro) per i danni provocati. “Confutiamo fermamente queste accuse e le dichiarazioni di Universal Music Group e le combatteremo.”ha difeso un portavoce di Believe, sottolineando che ci vuole “rispettare molto seriamente il diritto d’autore”.

“È stato inaspettato, l’ho scoperto ieri”confida un dipendente di Believe. Tutti i dipendenti sarebbero stati informati della denuncia via email, senza sospettare nulla fino ad ora. L’annuncio rischia di scuotere seriamente la società francese, anche se la controversia è di competenza di una giurisdizione straniera e quindi non necessariamente verrà applicata. D’altra parte, questa accusa di violazione del diritto d’autore potrebbe incidere sulla reputazione di Believe e limitare il suo accesso al mercato americano.

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