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L’ospite: per guardare il mondo

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L’ospite

per guardare il mondo

Il nostro ospite cita tre esempi di film che invogliano ad andare a teatro tanto per piacere quanto per riflettere.

L’ospite

Federico Maire– Direttore della Cineteca Svizzera

Pubblicato oggi alle 8:42

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Per molti spettatori la missione del cinema è intrattenere, distrarre e, in misura minore, far riflettere. Andiamo al cinema per divertirci, per evadere, non necessariamente per confrontarci ancora una volta con le tragedie contemporanee. Tuttavia, l’uno non impedisce di gran lunga l’altro.

Così, martedì scorso, l’attrice franco-svizzera Irène Jacob è stata alla Cinémathèque suisse, al cinema Capitole, per presentare la prima svizzera, prima della sua uscita, del film del cineasta israeliano Amos Gitaï “Shikun”, selezionato in febbraio al Festival da Berlino. Girato prima degli eventi del 7 ottobre 2023, il film risuona ancora di più oggi come una suggestiva metafora della tragica situazione nella regione. Attraverso un’audace rilettura dell’opera teatrale “Rhinoceros” di Eugène Ionesco, offre una straordinaria riflessione contro il totalitarismo e i pericoli del conformismo. Ebraico, arabo, yiddish, francese, le lingue, le storie e le musiche si sovrappongono in un profondo messaggio d’artista di dialogo, scambio e pace: l’essenza stessa del “vivere insieme” che ci sembra rendere sempre più carente.

Due settimane fa è uscito sui nostri schermi un film di genere completamente diverso, ma ugualmente affascinante, “The Apprentice” del regista danese Ali Abbasi, selezionato a Cannes: una sorprendente biografia della genesi della figura di Donald Trump, un giovane imprenditore immobiliare che in qualche modo imparerà il suo mestiere – e inizierà la sua carriera – insieme all’avvocato di destra Roy Cohn. Quest’ultimo gli insegna le tre regole d’oro da rispettare sempre per avere successo: attaccare, attaccare, attaccare; non ammettere mai nulla, negare sempre tutto; e qualunque cosa accada, non accettare mai la sconfitta, rivendica sempre la vittoria.

Girata volutamente nello stile di un film TV degli anni ’80, questa fiction molto seriamente documentata (e duramente profetica) che Trump – quello vero – ha cercato di far bandire negli Stati Uniti getta abilmente le basi di un sistema di pensiero che, come abbiamo visto, ha portato Trump al gradino più alto del potere. Possiamo solo sperare che chi ha visto il film ci pensi due volte prima di votare martedì!

Almodovar sotto i riflettori

Infine, l’8 dicembre uscirà in Svizzera il nuovo film dello spagnolo Pedro Almodóvar, “La stanza accanto”, recentemente premiato con il Leone d’Oro a Venezia. Perché portarlo qui? Perché per il suo primo lungometraggio in lingua inglese, il cineasta madrileno affronta con affascinante dolcezza un tema quanto mai attuale, complesso e controverso: il suicidio assistito, per di più in un paese (gli Stati Uniti) dove resta illegale nella maggior parte dei paesi. stati. La sua storia è assolutamente semplice: una giornalista molto malata (Tilda Swinton) chiede a un’amica intima (Julianne Moore) di accompagnarla nella decisione di togliersi la vita prima che la malattia prenda il sopravvento. E per questo gli chiede di essere semplicemente “nella stanza accanto” quando deciderà di morire. Magnificamente incarnato dalle due attrici in una sorta di luminosa porta chiusa, il film non si pone come un pamphlet sociale o politico. Mostra semplicemente come gli esseri umani abbiano diritto al libero arbitrio e alla dignità.

In questi giorni sempre più angoscianti, dove la furia delle guerre, l’odio per la differenza e la sfrenata sete di potere sono sempre più insistenti, questi tre film ci offrono, ciascuno a modo suo, un’opportunità per comprendere e sentire meglio il mondo. . E chissà, magari fare un piccolo passo per migliorarlo?

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