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Testimonianza: Thierry Romanens condivide il suo Voisard

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“Le parole di Alexandre Voisard sono tanti rifugi”

Evocazione del poeta recentemente scomparso da parte dell’uomo di teatro che, portando in scena il suo linguaggio, era diventato uno dei suoi “migliori passanti”.

Thierry Romanens

Pubblicato oggi alle 19:33

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In breve:
  • Thierry Romanens ha incontrato Alexandre Voisard nel 2006 prima di scoprire il suo lavoro.
  • La loro collaborazione artistica è iniziata senza la consultazione diretta di Voisard.
  • Romanens ha creato lo spettacolo “Voisard, vous dit Voisard…” nel 2011.
  • Nel 2022, Romanens ha messo in scena uno spettacolo intitolato “En attendant Voisard”.

Non sono autorizzato a scrivere un’agiografia di Alexandre Voisard, e nemmeno un omaggio, molti altri oltre a me avrebbero tutta la legittimità per farlo. Posso comunque testimoniare il legame forte e semplice che abbiamo avuto, è dovuto ad un’emozione altrettanto forte e che va oltre me.

Il primo incontro casuale è stato nel 2006, ho conosciuto l’uomo prima dell’opera e gli ho raccontato brevemente il mio desiderio di fare uno spettacolo sulla poesia, perché non sulla sua. È il mio primo poeta vivente. Come bravi studenti universitari, ci scambiamo gli indirizzi.

Leggilo tutto, mangialo tutto

Poi scruto il suo lavoro, leggo quasi tutto, lo mangio. Inizio le prove, non penso nemmeno di consultarlo, non so proprio dove sto andando, a dire il vero sento solo con i musicisti che ci viene offerta una nuova terra, più grande, più libera . Il modo in cui lavoriamo sta cambiando. È una rivelazione, che da allora ha guidato e colorato tutto il mio lavoro.

“Tratta il fuoco.” Non oso invitarlo e difficilmente lo tengo informato, per paura o timidezza. Sei giorni prima della prima, mi ha scritto una laconica cartolina: “Caro Thierry, la Società svizzera degli autori mi invia un questionario – 6 pagine – su uno spettacolo di cui non so nulla. Come farlo? Amicizie. Alessandro.” È giugno 2009. Lo invito, arriva alla seconda, e alla fine dello spettacolo lo invito sul palco per i saluti, ci scambiamo uno sguardo dolce, ci abbracciamo.

Pochi giorni dopo mi scriveva: “(…) Quanto a me, credo di averti espresso la mia assoluta soddisfazione, ma era un eufemismo. In realtà mi sono commosso dall’inizio alla fine e questo non mi era mai successo quando i miei testi venivano letti da terzi. Mi interrogavo su questo disturbo. Credo che sia dovuto al fatto che (d’istinto?) hai scelto gli estratti che mi toccano più intimamente (…). Ciò significa un perfetto accordo di sensibilità (…). Grazie per tanta amicizia, per questa meravigliosa opera di mediazione che ora fa di te uno dei miei passanti più privilegiati. Con tutto il cuore. Alessandro.” Guarisci il fuoco.

Nominato cavaliere da un maestro

Essere nominato cavaliere da un maestro è stato per me un dono raro e inestimabile. E, a sua insaputa, mi ha fornito l’ariete per sfondare le porte del Théâtre de Vidy dove ho potuto creare ufficialmente “Voisard, vous dit Voisard…” nel 2011. Voisard, non ho mai smesso di scoprirlo attraverso il suo i libri che mi inviava con ogni pubblicazione, le sue lettere che aprivo quasi febbrilmente e alcuni momenti preziosi condivisi.

Le sue parole sono tanti rifugi, non per nascondermi lì, ma per nutrirmi lì. La poesia è onnipotente, può tutto, senza rischio di abuso di potere. Nel 2018 mi affidò un testo inedito: “Il gioco delle domande e dell’imbarazzo”, volevo portarlo in scena con lui, il suo medico lo dissuase, “La morte nell’anima” non poteva partecipare al progetto. Sto modificando questo testo senza di lui e intitolerò lo spettacolo “En attendant Voisard” nel 2022.

Lo immagino adesso, con il sorriso sulle labbra che mi dice: “Vedi, mascalzone, su questo, sono io che dovrò aspettare ancora…” “Se mi ami, leggimi” scrive nel “Post scriptum” .

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