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“L’arte della fotografia cinetica nel tempo” a Parigi

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La mostra “L’arte della fotografia cinetica nel tempo” si tiene al cinema Lincoln, nell’ambito del Festival del cinema franco-libanese (FFLF). L’evento continua fino al 20 ottobre 2024.

La mostra L’arte della fotografia cinetica nel tempoavviato e organizzato da Fabienne Touma, fondatrice e presidente di El Fan, esplora il confine tra fotografia e cinema attraverso due temi principali: la sfocatura del corpo e la danza degli elementi. Riflette la transizione dall’immagine fissa all’immagine in movimento. Rivela così nuove forme artistiche e gioca con la temporalità e la percezione della realtà, invitando allo stesso tempo alla riflessione sul momento effimero catturato dall’arte. Fabienne Touma spiega come queste opere trasformano sottilmente la nostra comprensione del tempo e del movimento, aprendo una finestra sull’effimero catturato in modo senza tempo.

Potresti spiegarci il concept della tua mostra?

La mostra da me ideata si svolge in un cinema, luogo dove non sempre è possibile appendere le opere come in una galleria. Ho scelto quindi di utilizzare la scala, unico punto di passaggio tra i diversi livelli, come ponte tra realtà e finzione. Il mio lavoro si concentra sulla fotografia cinetica, una particolare tecnica che cattura il movimento attraverso lunghi tempi di esposizione. L’idea era quella di creare un percorso lungo la scalinata, dove le immagini partissero da inquadrature fisse per evolversi gradualmente in immagini in movimento, guidando così i visitatori verso le sale di proiezione. È un vero e proprio viaggio pittorico attraverso il cinema e la fotografia.

Come hai selezionato i fotografi e i loro lavori per questa mostra?

Con la fotografia cinetica, le immagini prendono vita e i fotografi raccontano le loro storie in modo diverso. Ho selezionato fotografi che utilizzano questa tecnica in un modo unico. Innanzitutto Philippe Aractingi, la cui fotografia si concentra sulle décolleté, e più in particolare su un tacco, invita i visitatori a riscoprire la magia delle interazioni umane e a sentire l’intensità delle emozioni trasmesse dal corpo in movimento. La nitidezza del tallone contrasta con la sfocatura circostante, incapsulando l’essenza del movimento corporeo della donna. Successivamente, Sary Asmar esplora i quattro elementi della natura; fuoco, vento, acqua e terra, oltre al cosmo, il quinto elemento, che fotografa durante le sue lunghe notti di esposizione. La sua serie cattura la rotazione delle stelle e aggiunge una dimensione temporale alla nostra comprensione dell’universo. Le sue opere includono anche esempi di fotopittura con la luce. Nadim El Khoury, nel frattempo, crea immagini acquatiche intrise di un effetto spettrale, catturando l’acqua in una forma quasi trascendente. Inoltre, affascinato dall’aurora boreale, ne rivela l’intensità attraverso le sue fotografie mentre gioca con la luce delle stelle. Infine, Pierre Abou Jawdé ci propone una serie di bambini che giocano sulla spiaggia, che riflettono l’esperienza dei bambini libanesi, con sagome sfumate, che simboleggiano una precoce consapevolezza della realtà sociale che li circonda. Sono esposte anche alcune delle mie fotografie, ispirate alla mia pratica di danza, che cercano di catturare il viaggio del movimento attraverso l’obiettivo.

Quali sono state le principali sfide logistiche ed emotive nella preparazione della mostra?

Fondando El Fan, il mio obiettivo era raccontare le storie degli artisti mettendo la mia esperienza al loro servizio. Il mio progetto mira a promuovere le loro creazioni in vari ambiti artistici, mettendo in risalto la loro visione del mondo. La sfida più grande è stata assicurarsi che tutte le opere d’arte fossero pronte in tempo. Dieci giorni prima dell’inaugurazione non avevo ancora ricevuto tutti i pezzi. Ho dovuto far ristampare le foto da uno dei fotografi in Francia. È stata una vera sfida, sia logistica che emotiva, di questi tempi, sapendo quanto questa mostra fosse attesa, sia dagli artisti che dal pubblico.

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