Il ritratto
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L’artista franco-marocchino, esposto all’Istituto del mondo arabo, si sforza di riconciliare Marocco e Francia, con sorridenti capacità interpersonali e una rete impressionante.
Le corna di gazzella, consegnate fresche all’Eliseo, annunciano generalmente il suo arrivo. Quest’uomo ha un occhio per i dettagli. Nei suoi quadri decorati da arabeschi, come nella sua vita, tutto è generoso, colorato, enigmatico, calibrato. E quando entra nell’ala “Madame”, le sue braccia cariche di attenzioni, sciarpa o stivali orlati da lui, si spalancano: “Cara Brigitte, che gioia rivederti!” Lei sorride. Non possiamo resistere a Mehdi Qotbi. “Questo ragazzo, lo butti fuori, torna dalla finestra” ha scherzato Jacques Chirac. Tutti i presidenti lo hanno conosciuto, tutti lo hanno decorato. Emmanuel Macron ha addirittura elevato Mehdi Qotbi al rango di grande ufficiale dell’ordine nazionale al merito, salutando in aprile un “artista eccezionale, costruttore di ponti tra paesi e popoli”. Si propone anche di celebrarlo all’Istituto del Mondo Arabo, con una retrospettiva che si aprirà il 15 ottobre. “Le sue opere si avvicinano al Nord e al Sud, all’Oriente e all’Occidente, alla tradizione coranica e a quella del mosaico bizantino, a quella delle vetrate e dell’astrazione, a quella dell’impressionismo, dell’illuminazione…” esclama il Capo dello Stato, nella prefazione al catalogo della mostra. Tutta Parigi è invitata all’inaugurazione, dai personaggi del vecchio mondo – François Hollande, Jean-Marc Ayrault, Brice Hortefeux – al nuovo – Gabriel Attal, Stéphane Séjourné, Gerald Darmanin… –, per non parlare dell’establishment marocchino. Che artista, questo Mehdi Qotbi
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