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la prima mostra in Francia del punto virtuoso

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Per la sua prima mostra personale in Francia, l’artista australiano Daniel Boyd svela una quindicina di opere alla Marian Goodman Gallery, tra cui dipinti e una grande installazione, creata utilizzando la sua tecnica caratteristica: miriadi di piccoli punti.

Daniele Boyd, Senza titolo (GB16) (2023). Foto: Alex Yudzon © Daniel Boyd. Per gentile concessione dell’artista e della Marian Goodman Gallery.

Daniel Boyd: la mostra di un virtuoso del punto alla Marian Goodman Gallery

Lavora nella musica, accompagnato dal sassofono di John Coltrane o la poesia del rapper Saulo Williams. Imbevuto delle sue letture del filosofo martinicano Édouard Glissant così come le sue riflessioni sull’eredità dell’imperialismo e del colonialismo australiano, Daniele Boyd (nato nel 1982), originario del Queensland in Australia, ora dipinge in uno studio vicino a Sydney.

Nutrito dai suoi molteplici antenati (se vogliamo essere precisi: kudjala, ghungalu, wangerriburra, wakka wakka, gubbi gubbi, kuku yalanji, bundjalung e yuggera), le sue opere sono adornate da migliaia di piccoli punti – “lenti”, dice, o “lenti”, che vanno di pari passo con un’interessante riflessione sullo sguardo.

Auto Daniele Boyd intende mettere in discussione i canoni artistici, sia occidentali che aborigeni, che interferiscono, si mescolano e si scambiano. Lavora a partire da fonti diverse, fotografie storiche, opere famose, simboli, ma anche paesaggi cari al suo cuore e volti, noti o anonimi.

Daniele Boyd, Senza titolo (MDEITPA) (2024). Foto: Studio Daniel Boyd. ©Daniel Boyd. Per gentile concessione dell’artista e della Marian Goodman Gallery.

La prima mostra dell’artista australiano in Francia

Appena pochi mesi dopo averlo messo in risalto nella sua filiale di New York, il Galleria Marian Goodman – che da allora lo rappresenta ufficialmente – gli ha offerto questo autunno il suo primo vero esposizione monografica in Francia. L’esposizione riunisce quindici opere risalenti agli ultimi due anni, rivelando diversi ritratti (André Bretonil giocatore di basket Magic Johnson) e sagome di personaggi chiave della storia dell’arte (l’Apollo del Belvedere), ma anche un paesaggio struggente, quello della baia da cui proveniva sua nonna.

L’artista occupa anche il piano terra della galleria con una grande installazione che ricopre le finestre con vinile nero forato da migliaia di piccoli fori rotondi. Un’eco delle lenti delle sue opere pittoriche, un cosmo meraviglioso e vertiginoso che immerge la grande sala in un’oscurità mutevole, poetica, vibrante nel corso delle ore

Daniele Boyd, Senza titolo (WWYMPCB) (2024). Foto: Studio Daniel Boyd. ©Daniel Boyd. Per gentile concessione dell’artista e della Marian Goodman Gallery.

Questo progetto monumentale riecheggia il “diritto all’opacità” di Édouard Glissant e testimonia il desiderio di Daniel Boyd di far parte di un’architettura, in altre parole di un patrimonio già esistente, e di far provenire dalle sue origini miste, dal suo background, la sua famiglia, i suoi territori, ma anche i suoi riferimenti, la sua cultura globalizzata. Esposto principalmente in Australia, il suo lavoro ha recentemente ricevuto una significativa attenzione a Berlino, Gropius Baudove l’artista ha preso possesso dello spazio con un’installazione simile a quella che propone da Marian Goodman.

Daniele Boyd. Dream Time”, fino al 21 dicembre presso la Galerie Marian Goodman, Paris 3rd.

Daniel Boyd, 2022. Foto: James Brickwood. ©Daniel Boyd. Per gentile concessione dell’artista e della Marian Goodman Gallery.

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