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La baracca di mare è elencata come patrimonio dell’UNESCO.

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“Canzoni del mare” è un’espressione utilizzata, sia dalla comunità storica che dà vita a queste canzoni, sia dal grande pubblico, per designare la musica, in particolare le canzoni legate alla cultura della gente di mare, per origine, destinazione, uso o vocazione. I temi affrontati nelle canzoni sono quasi tutti legati al lavoro della gente di mare, alla navigazione o all’immaginario marittimo: a bordo di navi mercantili o di navi da guerra; a bordo di barche a vela da diporto e barche a vela d’epoca.

Secondo un questionario a cui hanno risposto 66 rappresentanti di formazioni o associazioni ripartite in 29 dipartimenti, vediamo che nel 2022 la metà dei praticanti vive in Bretagna.

Un repertorio intimo, ricco e originale

Michel Colleu, specialista in patrimonio orale marittimo, ha incontrato martedì 1 ottobre Cloharsienne Brigitte Kloareg, appassionata e determinata quanto lui a lavorare “per la sopravvivenza di questi canti. Il repertorio è piuttosto intimo, è ricco, originale”, assicura.

Michel Colleu ricorda che “la Francia ha firmato la convenzione nel 2006, che ha portato all’elaborazione di un inventario nella logica dell’UNESCO”. Brigitte e l’Armée du Chalut, un collettivo di cantanti, musicisti, collezionisti della Bretagna, della Normandia e della Vandea, sono stati invitati a cantare al Musée de la Marine, a Parigi, in occasione delle giornate del patrimonio. Brigitte cita due cantanti che ha incontrato durante i festival: Denise Le Franc e André Fauglas. Denise, nata a Quimperlé nel 1927, ha vissuto un’infanzia in cui le canzoni erano onnipresenti nella sua cerchia familiare. Quanto ad André, nato a Moëlan nel 1956, ha imparato “una canzone in bretone, senza rendersene conto, con una nonna che parlava di suo padre, pescatore a Brigneau”. Martedì era presente alla serata “sea shanties” al café de la place di Clohars.

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