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Tutti sono perfetti 2024, ecco 5 film queer da vedere assolutamente

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Il Festival del cinema queer di Ginevra inizia questo venerdì 4 ottobre. Tra incontri, feste, tavole rotonde o mostre sulla gioia lesbica, verranno proiettati una trentina di lungometraggi e altrettanti cortometraggi. Ecco cinque cose da vedere.

(Un articolo di Marine Guillain)

«Inno nazionale», di Luke Gilford

Immergiti in un infuocato western

Dylan e suo fratello minore Cassidy vivono in una roulotte nel New Mexico con la madre single, che fatica a prendersi cura di loro. Per guadagnare qualche soldo, il timido Dylan cerca lavoro come operaio. Trova lavoro alla “House of Splendors”: questo ranch gestito da Pepe e Sky ospita una comunità di rodeo composta da persone queer, e allo stesso tempo funge da centro di accoglienza per persone emarginate.

Mentre si innamora perdutamente a prima vista dello sgargiante Sky, Dylan scopre un universo sconosciuto che gli cambierà la vita. Prendendo in prestito un’immensa dolcezza nel suo approccio, “National Anthem” si rivela tanto travolgente quanto sublime, tanto nelle sue inquadrature, nelle sue luci o nella sua colonna sonora. Gli interpreti dei personaggi principali o secondari irrompono sullo schermo – le stelle negli occhi di Dylan e poi di Cassidy quando scoprono che un altro mondo è possibile fanno rabbrividire – mostrando rapporti umani estremamente toccanti. Un dipinto positivo di una sessualità libera e trasformativa che fa molto bene.

“Asog”, di Sean Devlin

Viaggio nelle Filippine post-tifone

Nel 2013, il tifone Haiyan, o Yolanda, ha devastato le Filippine. In “Asog”, una docu-fiction tragicomica, Sean Devlin segue Jaya, un’insegnante non binaria, che decide di iscriversi a una gara di drag in tutto il paese. Arnel, un ex studente, intraprende con Jaya un viaggio pieno di avventure e incontri. La regia, la regia e il montaggio risaltano in questo film unico, dove i personaggi interpretano i loro veri ruoli. Una colonna sonora quasi punk scandisce il viaggio attraverso paesaggi devastati dal tifone, ma non per questo meno sublimi. Nonostante la drammaticità della situazione, questo viaggio si rivela pieno di speranza, umorismo e brillantezza che fa sentire bene.

“Lingua straniera”, di Claire Burger

Impegno romantico e politico

Sentendosi male con se stessa, Fanny viene mandata a vivere con gli amici dei suoi genitori in Germania per un viaggio linguistico che le permetterà di cambiare scenario. Incontra Lena, che ha 17 anni come lei, e che le fa da guida. Lena è sicura di sé quanto Fanny è timida e turbata. Tra Lipsia e Strasburgo è possibile un ideale? Dopo aver vinto la Camera d’Oro a Cannes con “Party Girl”, Claire Burger dipinge un bellissimo ritratto dell’adolescenza, morbido, sensuale e vibrante, energizzato dalla colonna sonora elettrica di Rebeka Warrior.

«Solidi in riva al mare», di Patiparn Boontarig

Abbattere i muri

Thailandia meridionale. Shati, una giovane musulmana dalla morale tradizionale, incontra Fon, un’artista dai capelli biondi che fuma e che concentra la sua arte sull’erosione e sugli argini artificiali che sostituiscono la costa naturale. I genitori di Shati si aspettano che lei sposi presto un imam, mentre Fon cerca di riconquistare la sua fiducia dopo una relazione dannosa.

Senza cadere in trappole e cliché, “Solids by the Seashore” si rivela delicato, tenero, femminile, raffinato… L’estetica è raffinata, la messa in scena riuscita. Mentre le due donne si lasciano abbattere i muri, anche l’oceano riconquista i suoi diritti, in simbiosi con loro. Una bella allegoria.

«Rossosperanza», d’Annarita Zambrano

La gioventù si ribella alla borghesia

Italia, 1989. Zena, 16 anni, arriva a Villa Bianca: una clinica che si impegna a riportare bambini in difficoltà da famiglie benestanti a famiglie normali. Lì incontra Alfonso, Adriano e Marzia, in riabilitazione. Sono nati in un mondo che non è il loro e osservano l’ipocrisia e il conformismo che vi regnano. Poi arriva il momento di ribellarsi al potere religioso e al modello familiare tradizionale e borghese…

Ispirata alle esperienze della regista e ad una generazione che considera “sacrificata”, “Rossosperanza” è una tragicommedia oscura, gotica e punk. Dopo una prima scena intrigante e accattivante, si instaura un’atmosfera particolare che cattura tutti i sensi, attraverso le sue immagini e la sua colonna sonora accattivante: “Lullaby” dei The Cure o “Boys Boys Boys” di Sabrina si alternano a musiche electro impennate…

L’undicesima edizione del festival Everybody’s Perfect si terrà a Ginevra dal 4 al 13 ottobre 2024.

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