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che aspetto aveva?

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Corvi, croci invertite, code di cavallo rosse… Senza dubbio eravamo allo spettacolo di Mylène Farmer allo Stade de venerdì 27 settembre. Ne darà un terzo e ultimo martedì 1 ottobre, davanti a un pubblico tutto esaurito.

Ci sono tre tipi di reazioni quando dici a qualcuno che vedrai Mylène Farmer allo Stade de France. Il primo è valutare il tuo grado di Farmeritudine e viene, molto spesso, dai primi fan, “Oh bene? Questo è il tuo numero di concerti di Mylène?” Se hai il coraggio di rispondere “prima” (e in effetti è così), perdi immediatamente il tuo interlocutore (che non uscirà con un principiante). La seconda è dire: “Milene? Contadino? Ma… ascolti Mylène Farmer?!!!!La voce che si alza in toni acuti, gli occhi leggermente spalancati, l’interlocutore in attesa di sapere se si tratta di uno scherzo. Il terzo consiste nel dire “Tutto è caotico rispetto a tutti i miei ideali di mooooots danneggiati” con un sorriso estatico che spacca la faccia come un improvvisato MD accumulato fino a quando anche tu inizi a cantare la famosa hit.

Mylène Farmer è un po’ come le Olimpiadi. Riunisce un pubblico vasto, molto vasto, lasciando in disparte molta gente, scettica fin dall’inizio, che non riesce a vedere in Mylène Farmer altro che una stella del varietà etichettata Radio Nostalgie (molto mal vista da certa musica). “esperti”). Eppure, il suo Disincantatopubblicato nel 1991, ha conosciuto una rinascita di popolarità dopo il Covid-19 nel 2021, tra i giovani disorientati, spesso appassionati di techno. Quindi la hit originale, o un remix (ad esempio, il velocissimo remix di Trym da Disincantato di Kate Ryan).

Il più grande tour negli stadi di Francia

Ma torniamo allo Stade de France, in questo piovoso e freddo 27 settembre, preso d’assalto da orde di persone di tutte le età accorse a festeggiare “Mylène” – alcune addirittura accampate per cinque giorni davanti allo stadio, come coperte di sopravvivenza e cumuli di spazzatura lo testimoniano.

Vediamo parrucche in stile “Mylène”, ma anche Juliette Armanet, Sandrine Kiberlain e sua figlia Suzanne Lindon, Woodkid. Nevermore è semplicemente la più grande tournée negli stadi in Francia per un artista: più di 620.000 spettatori in totale, di cui 220.000 a Parigi.

Mylène Farmer colpisce uno dopo l’altro

Parlare di spettacolare, rispetto a quanto visto venerdì sera, è riduttivo. Inoltre il pubblico balla poco, anzi resta piuttosto statico, seduto sugli spalti, in piedi come un palo nella platea. Colpa della pioggia e del freddo forse, o del lato spettacolare di questo spettacolo che invita meno a parteciparvi che a esserne inghiottito, immobilizzato dall’eccesso della proposta, per quanto radicale possa essere. ‘essere una proposta allo Stade de France. Spaventapasseri, una gru di metallo che trasporta Mylène da sinistra a destra, l’ambientazione di una cattedrale, croci giganti capovolte, un corvo XXL… I capelli sono sempre rossi, la lunga nuca legata in una coda di cavallo settecentesca. I successi si susseguono: Libertino, Ottimista io, Per sempre, È una bellissima giornata

Nota: due duetti, uno con Aaron (Rayon Vert), l’altro con Sigillo (Le parole)e un omaggio a Jean-Louis Murat, morto nel maggio 2023, con il quale era uscita Rimpianti nel 1991 su musica del suo storico produttore, Laurent Boutonnat. Soprattutto, nota: Mylène Farmer non cambia (fisicamente, vocalmente), e firma un tale riassunto dei suoi spettacoli precedenti, del suo universo che ci si chiede se questo sia un tour d’addio (si chiama anche Nevermore). Venire Senza contraffazioneche ricorda a chi l’ha dimenticato il gioco abile e sexy di Mylène Farmer sul genere e sull’erotismo molto prima ancora che si parlasse di “genere”, sulla scia di Madonna. Venire Disincantatoche fa ripetere al pubblico circa 4 volte, a pieni polmoni, ecc. Una hit come un inno transgenerazionale, specchio premonitore del caos ambientale.

Voto di silenzio

Non citeremo tutti i suoi pezzi, lo spettacolo dura comunque 2 ore, ma va notato (anche) che il suo lato spettacolare non toglie nulla alla sua classe. Uno spettacolo mostruoso e magistrale, tutt’altro che rozzo o brutto, che dispiega un mondo romantico-gotico che tende al fantasy. Oltre al non-invecchiamento di Mylène che sembra avere 30 anni e non 63, l’altra cosa molto strana sono le sue coreografie. Quasi clownesco, alla vecchia maniera, una sequenza di movimenti meccanici come una bambola sconnessa o resa un po’ pazza, molto inquietante o addirittura preoccupante.

Dopo aver visto Mylène avanzare in un paesaggio innevato, poi in un paesaggio di fuoco, dopo aver visto un gigantesco mago nero cadere sul palco (ricordando i Recumbents di Jeanne Vicerial), Mylène Farmer – che ha parlato molto poco ma è del tutto normale, ha preso un voto di silenzio e comunica con noi attraverso la sua arte – vola via in un ascensore di vetro, dopo un bis lo stesso. No grazie, nessuna dichiarazione d’amore, niente. Questo è sicuramente il corso di Mylène Farmer: offrire uno spettacolo totale, senza affogare il pubblico in un diluvio di zucchero.

Mylène Farmer ha pubblicato il 27 settembre un album dal vivo, Nevermore, e lo accompagnerà con un film che beneficerà di un’unica proiezione il 7 novembre.

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