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“Il cinema non ha regole, le infrange”

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Francis Ford Coppola, Parigi, 16 settembre 2024. RICHARD DUMAS PER “LE MONDE”

Con i soldi guadagnati dalla sua attività di viticoltore, Francis Ford Coppola finanziò Megalopoliil suo grande ritorno alla regia, dopo tredici anni di assenza. Girato a margine del “cibo veloce” ciò che Hollywood è diventata ai suoi occhi, il film si assapora come un’annata atipica, con note lunghe e inebrianti. In un’intervista, l’85enne regista dimostra di essere come i suoi drink: forte in bocca, con un’erudizione inebriante, invecchia bene.

Le immagini vengono proiettate sugli edifici di “Megalopolis”, le cui pareti sembrano schermi. Qual è il rapporto tra cinema e architettura?

All’inizio di Otto e mezzo [1963]di Fellini, il protagonista soffoca in un’auto, intrappolato in un tunnel: l’ambientazione è prima di tutto una metafora. Così è anche in Megalopoli. Se Catilina, il personaggio interpretato da Adam Driver, bacia una donna in cima a un grattacielo, è perché si tratta di un atto estremamente pericoloso, che sconvolgerà la sua vita. Per gli indiani, gli opposti si uniscono: la creazione equivale alla distruzione. Tuttavia, il nostro cervello interpreta tutto in funzione della nostra sopravvivenza: cadere, per lui, non è sinonimo di elevazione ma di rischio mortale. Chissà se è sbagliato? Spetta ad artisti e mitologi illuminarci sul vero senso delle cose.

“Megalopolis” è un peplo?

È un peplo in cui l’America sarebbe Roma. Gli Stati Uniti sono stati fortemente ispirati dall’antica Roma: le sue istituzioni, le sue leggi, la sua architettura. Nel 509 a.C., i Romani cacciarono via il loro monarca e inventarono la Repubblica; allo stesso modo, i nostri padri fondatori si rifiutarono di lasciarci essere una colonia del Re d’Inghilterra. Pennsylvania Station, una magnifica stazione ferroviaria di New York demolita nel 1963, è stata modellata sulle Terme di Caracalla… Ho sempre voluto fare un peplo, perché questo genere ha i migliori ingredienti: battaglie, donne forti, schiavi, imperatori folli… I peplo risuonano con l’ideologia del loro tempo: Spartaco [1960]di Kubrick, evoca il movimento per i diritti civili degli afroamericani. Quando ho scoperto la storia della cospirazione di Catilina contro Cicerone, ho pensato al conflitto tra i funzionari eletti di New York e l’urbanista Robert Moses [1888-1981]

La leggenda narra che, per preparare il film, hai visitato Arcosanti, una città utopica nel deserto dell’Arizona. È vero?

Ci sono rimasto due settimane, ero il cuoco. Mi interessava il modo in cui la città si adatta al clima: le case vengono ventilate di notte, senza sprecare energia. Sono andato ovunque ci fosse un’utopia dimostrabile: Arcosanti, Curitiba, Brasile… Ho imparato che più una città assomiglia alla natura, meglio è. Invece che nel cemento, potremmo vivere nei fiori, nelle pigne, nelle foreste – soprattutto perché ora conosciamo il genoma delle piante. Sogno un’architettura viva, che ti ama e ti aiuta, come un amico: se piove, la tua casa ti protegge; se il tempo è bello, lascia passare il sole.

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