Stagione 5, episodio 3 | Restando tra me e te, con Pierre Lapointe

Stagione 5, episodio 3 | Restando tra me e te, con Pierre Lapointe
Stagione 5, episodio 3 | Restando tra me e te, con Pierre Lapointe
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Ogni mattina Pierre Lapointe pensa alla sua morte. “A volte mi vesto e dico a me stesso: “Oh beh, forse morirò se mi vesto così”. Scegli i tuoi vestiti, pensando che presto potresti sporcarli di sangue. Mi spingo molto lontano. »

Episodio 3: Pierre Lapointe

Con l’avvicinarsi dell’uscita di un nuovo album, Pierre Lapointe parla del suo rapporto con la morte, del suo approccio ai social media e della sua partecipazione a Star Académie. Confida anche la sua ammirazione per Safia Nolin e racconta di quando si fumò uno spinello con Luc Plamondon.

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FOTO FRANÇOIS ROY, LA STAMPA

Il cantautore Pierre Lapointe

Tre citazioni dalla nostra intervista

Sulla necessità di essere meno produttivi

«Lorenzo [Saulnier, son nouvel imprésario] mi disse: “Là ho guardato la tua discografia e in cinque anni hai pubblicato sette progetti, sono troppi [à digérer pour le public].” Capisco che mi sto dando la zappa sui piedi. Ma per me, nel mio ideale, farei sei album all’anno e scriverei non so quante canzoni con non so chi. Mi muoverei continuamente. »

Circa il compenso che riceve come insegnante presso Accademia delle Stelle

“Questo è il 40% del motivo [pour laquelle il y participe]. Forse il 45%. Non più. Ma non lo fai se non hai intenzione di divertirti. E’ molto coinvolgente. Mi aggrapperò a questo mondo. […] Non faccio nessun progetto in cui non proverei almeno il 55% di piacere. Non può essere. Ora il denaro è importante in questo momento. Perché mi costa caro. In Francia in questo momento le cose vanno bene, ma devo pagare, ad esempio, le squadre che curano i miei rapporti con la stampa. »

Sulla malattia di Alzheimer

« [La maladie] dà luogo a momenti di grande tenerezza e di grande piacere. […] È successo che alle 7 di sera mi sono detto: “Ciao, voglio andare a prendere mia madre tra le braccia. Sono esausto, ho bisogno di lei.” Ho preso la bombola e sono andato a trovarla. Quella volta rimasi forse 45 minuti. L’ho tenuta tra le mie braccia, l’ho vista sorridere, l’ho vista ridere. Ho pensato: “Va tutto bene, è di buon umore”. E avevo tranquillizzato il piccoletto che voleva abbracciare sua madre. Ne approfitto. […] Sto vivendo momenti bellissimi. E mi dico che questo potrebbe essere l’ultimo Natale in cui mi ha riconosciuto. »

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