Il Sam Spiegel International Film Lab di Gerusalemme entra nel suo 13° anno di attività masterclassquest’anno interpretato dal produttore di “Pulp Fiction” Lawrence Bender e dal regista candidato all’Oscar Joseph Cedar.
“È fondamentale continuare a sostenere e far sentire, insieme, la voce di Israele e quella del resto del mondo, soprattutto viste le attuali difficoltà per le collaborazioni internazionali”, spiega Mor Eldar, direttore del laboratorio.
La programmazione del Lab, per la sua 13a edizione, mette in risalto progetti provenienti direttamente da Austria, Brasile, Francia, Ungheria e Israele, come “Family Honor”, il primo film dell’attore “Fauda” Hisham Suliman, con il regista Sari Bisharat o “Gut Feeling”. , di Gilad Inbar e Benny Fredman, per citarne solo alcuni.
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Nonostante la guerra scatenata dall’attacco terroristico di Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre 2023, l’incubatore ha avuto successo lo scorso anno, come dimostra “Come Closer”, di Tom Nesher, sviluppato nell’ambito del Film Lab. Il primo film di Nesher, presentato in anteprima al Tribeca Film Festival di New York (dove ha vinto il Viewpoint Award), ha vinto il premio come miglior lungometraggio agli Ophir Awards, la sala degli Academy Awards.
Nesher fa parte della lista dei registi da tenere d’occhio nel 2025 stilata da Variety.
“Girls Will Be Girls”, dell’alunno dell’Indian Lab Shuchi Talati, ha vinto il Premio del Pubblico al Sundance Film Festival 2024 nella categoria World Cinema Dramatic Competition, nonché il Premio Speciale della Giuria per gli attori.
Altri alunni del Lab hanno vinto premi all’evento cinematografico delle Giornate degli Autori, nell’ambito del Festival del cinema di Venezia, nonché al Festival del cinema di Karlovy Vary, nella Repubblica ceca.
I cineasti hanno la capacità di creare mondi, aiutando a confrontarsi con la realtà del mondo e dando vita ai valori umanisti, spiega Dana Blankstein-Cohen, direttrice della Sam Spiegel School for Cinema and Television di Gerusalemme.
“Hanno un ruolo essenziale da svolgere nel proteggere ciò che costituisce l’umanità, grazie a un discorso elaborato e ricco di sfumature”, conclude Blankstein-Cohen.
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