Dalla superba fontana di Laure Prouvost, che domina la spianata antistante i giardini e disseta gli uccelli, alle antiche profondità della Cisterna, dove viene proiettato un film di fantascienza idrofemminista di Madison Bycroft, l’acqua si è infiltrata nell’intera Villa Medici, sulle alture di Roma. È la mostra “Storie di pietre”, ideata nel 2023 a partire dalla collezione di minerali dello scrittore surrealista Roger Caillois, che ha scatenato il desiderio tra i curatori, Sam Stourdzé, direttore anche dell’Académie de France di Roma, e Caroline Courrioux, di propongono questo contrappunto: un viaggio nella creazione artistica attraverso il prisma dell’acqua. Dai suoi acquedotti per la distribuzione dell’acqua potabile ai suoi ninfei – tempietti costruiti sopra le sorgenti, via via scomparse – Roma, capitale anche dell’acqua santa, si adatta perfettamente a questo.
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Se la mostra, costretta dal fatto di riunire il lavoro di quasi trenta artisti contemporanei internazionali in spazi espositivi atipici e complicati, non impressiona a prima vista, la passeggiata si rivela affascinante. E ricco di sorprese, come l’introduzione sotto forma di immersione con il greco Yiannis Maniatakos (1935-2017) e i suoi dipinti letteralmente subacquei. La sorprendente tecnica di pittura ad olio immaginata da questo artista delle Cicladi, applicata in mare, mediante pressione con una spatola con pesi, una maschera e tubi d’aria, conferisce alle sue tele un aspetto grezzo, quasi sfocato. E il suo modo di fondersi con questi paesaggi degli abissi produce tavolozze insolite, tra fondali turchesi e abissi blu-neri.
Il pittore delle sirene annuncia altre sirene, come la O Giapponesi, questi “donne del mare” il cui fotografo Uraguchi Kusukazu ha documentato la vita quotidiana dell’apnea e della pesca delle alghe negli anni ’70 e ’80, prima che la professione si estinguesse gradualmente. Facendo eco a queste immersioni, un video di Monira Al Qadiri porta i visitatori nel Golfo Persico, dove uno dei suoi nonni lavorava su una nave per la produzione di perle. L’artista kuwaitiano rivisita in chiave onirica questo periodo in cui le coltivazioni di perle non avevano ancora sostituito i nuotatori nella regione: vediamo nuotatori sincronizzati in mare, in mute dai riflessi cangianti, evolversi al suono dei canti tradizionali apparsi a bordo di queste imbarcazioni, e oggi quasi dimenticato.
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