Riflessioni – L’arte contemporanea di fronte ai muri eretti tra gli uomini: La zona liminale, questa Repubblica dei poeti – Lequotidien

Riflessioni – L’arte contemporanea di fronte ai muri eretti tra gli uomini: La zona liminale, questa Repubblica dei poeti – Lequotidien
Riflessioni – L’arte contemporanea di fronte ai muri eretti tra gli uomini: La zona liminale, questa Repubblica dei poeti – Lequotidien
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C’è una risposta ad ogni crisi. Una crisi in particolare sta attualmente mettendo a dura prova il mondo. Il mondo vede crescere muri tra le persone. La gente vede muri di populismo germogliare nelle menti delle persone. Ogni crisi ha la sua risposta: quella attuale richiede sicuramente una risposta multipla. L’arte contemporanea può essere una risposta. Discussione, da vedere…Di Moussa SECK –

“È triste.” Il posto non lo è. La serata di Yoff, né calda né fresca, non lo è. I volti immersi nella luce discreta dell’albergo dove si svolge l’incontro no. Eppure, tristezza. Fa paura, quindi, «quando in un quarto di secolo si può fare un triste paragone tra due mondi in cui abbiamo vissuto: due Afriche, due Senegal, due Francesi. Può essere scoraggiante”. Questo è il tocco di tristezza. «È triste», ripete un signore che rallenta il discorso, perché «l’apertura in cui siamo cresciuti in questo Paese comincia a essere un mito. E più lo lasciamo accadere, più diventa la norma”. È triste! Ed è spaventoso! «A volte rimango sbalordito quando sento certi pensieri, quando sento certe cose dette alla stampa da politici, da concittadini». È triste! “Non posso credere che sia la stessa città, lo stesso paese, lo stesso continente, lo stesso mondo in cui sono cresciuto.” Il signore con il cappello, Mohamed Amine Cissé, è un curatore della mostra. Osserva quello che molti hanno osservato: sono sorti muri tra le persone.

È triste: “Lo stesso processo sta accadendo anche in Italia. C’è una politica che sta degenerando, la società la segue. Anche la politica è uno specchio di questa società? Possibile!” Muri a Dakar, muri a Roma: «Forse questo cambiamento, per noi, è stato un po’ più lento, un po’ più diffuso, ma ci ritroviamo nello stesso posto». Triste e spaventoso: muri tra le persone, qua e là. Finiamo nello stesso posto! E che cimitero, questo luogo “della chiusura, della rigidità mentale, dell’impossibilità di vedere diversamente”. E’ una signora che parla. Impossibilità di vedere altrimenti e «anche solo di fare l’esercizio di dirsi che esiste un modo di pensare possibile, al di fuori del pensiero duale». La signora, Tiziana Manfredi, è un’artista visiva.

Alla ricerca della zona liminale
Mohamed, Tiziana, l’arte e soprattutto l’arte contemporanea, forse, per abbattere questi muri qui e altrove. Tra pennelli e tele, mostre e meraviglia. Muri? Ponti, rispondono. Ponts racconta anche la serie di conversazioni “Parole e dibattiti”! Chi si chiede, con gli ospiti di oggi: quali ponti può costruire l’arte contemporanea? E questo incontro è già un pezzo di legno che tende verso il ponte. Il pezzo di legno di Mohamed suggerisce di non parlare solo di muri. Dobbiamo parlarne in una prospettiva di denuncia. Il pezzo di legno di Tiziana suggerisce di allontanarsi dai dibattiti “sì-no”. Proust cercava tempo sprecato? Dice che è ora di cercare “la zona liminale”. La discussione del 27 novembre ha senza dubbio trovato la sua zona liminale, nella persona del giornalista Pape Alioune Sarr, scelto per regolare il dibattito. Regolare? Niente è traboccato. Serata né calda né fredda, luce discreta, volti gentili, periodo biennale. Vaaaa vaaaaa…

La Repubblica dei Poeti
Sono passati più di 20 anni: 2003. Una donna italiana arrivò a Dakar e il suo animo fu profondamente toccato dalle prime immagini che catturò della capitale senegalese. Quanto sono importanti questi flussi interni di estasi? Che importanza hanno, nell’impresa di abbattere mattone dopo mattone, questi muri romani e di Dakar, parigini e guineani, che fanno sì che i popoli del mondo non dialoghino più? L’importanza: la percezione individuale di una bellezza banale che si manifesta, che si vuole condividere con i propri simili, diventa una questione politica, perché riguarda la Polis. “È qui che può entrare in gioco l’arte. Non può restare un discorso elitario per chi fa solo quello, le gallerie, i collezionisti. Ecco perché a volte ho la necessità di portare le mie immagini nello spazio pubblico e condividerle al di fuori del circuito tradizionale. Mohamed Amine Cissé è sulla stessa lunghezza d’onda. L’arte per le gallerie e i loro piccoli gruppi non fornisce abbastanza legno per costruire i ponti che trascendono le mura. E ovviamente entrambi non dicono che bisogna essere anti-gallerie. Inoltre, il signor Cissé attende l’aiuto delle autorità pubbliche. Chapeau parla addirittura di “politiche culturali populiste”. Forti e che parlano a molte persone. In un momento in cui il populismo sta guadagnando terreno a livello globale, le politiche culturali devono essere all’altezza della realtà per contrastarlo. L’idea del curatore.

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