Festival di Saint-Céré: Jean-Baptiste Henriat, direttore del coro di Radio France, incarna il nuovo vento della musica classica

Festival di Saint-Céré: Jean-Baptiste Henriat, direttore del coro di Radio France, incarna il nuovo vento della musica classica
Festival di Saint-Céré: Jean-Baptiste Henriat, direttore del coro di Radio France, incarna il nuovo vento della musica classica
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Direttore artistico del Festival di Saint-Céré, dal 29 luglio al 10 agosto, Jean-Baptiste Henriat incarna con i suoi artisti il ​​nuovo vento della musica classica.

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Laureato in scienze pubbliche a SciencesPo e poi cantante professionista per circa dieci anni, Jean-Baptiste Henriat è entrato nella direzione del coro di Radio France nel 2020 per garantirne la delegazione generale. Successivamente, ha assunto il ruolo di direttore artistico del Festival di Saint-Céré insieme alla regista Véronique Do. “Il mio lavoro è incontrare e riunire persone, questa è la natura del lavoro di un programmatore. E poiché conosco bene gli artisti, riesco a intuire cosa hanno bisogno di esprimere in un modo o nell’altro”, afferma.

“Ci sono rimbalzi da un’edizione all’altra”

Un giovane di 34 anni dall’aspetto discreto, Jean-Baptiste Henriat rappresenta una generazione: “C’è qualcosa di generazionale nella musica da camera con un impegno che dà vita al Festival di Saint-Céré con queste nuove e uniche voci audaci. È una questione di fantasia programmatica, interpretativa, non sempre percepibile perché il concerto deve rimanere “autoportante”, intatto il momento vissuto condiviso con il pubblico. Ma con l’ensemble Sarbacanes, ad esempio (30 luglio), i musicisti esplorano strumenti d’epoca e fanno molto lavoro musicologico attorno alle partiture, attraverso nuovi arrangiamenti. In “Where I go the night” (31 luglio), Jeanne Desoubeaux parte dal pop di Philippe Katerine e spazia lontano dalla musica classica, verso una commistione di stili come in “La fête sauvage” (3 agosto) con le sue percussioni elettroniche; inoltre, il pianista Natanaël Gouin ha riscritto per le sue stesse dita al pianoforte “L’isola dei morti”, il pezzo orchestrale di Rachmaninoff. »

Gli incontri per curiosi, a margine dei concerti, offrono momenti di confronto con il pubblico per spiegare questi approcci. “Così ci sono dei rimbalzi da un’edizione all’altra e il concerto diventa solo un lato del progetto. Per questo consiglio gli artisti nei loro primi programmi e, spesso, è sul posto a Saint-Céré che immaginiamo il resto… Questa è anche l’idea: portarli e tornare.”

Così Eva Zavaro, prevista il 3 e 4 agosto in un recital di violino solo, l’anno scorso è stata violinista di “Les Apaches” con Didier Cendres. Il coro femminile Guillemette Daboval (4 agosto), giovane coro e direttore d’orchestra, ha creato un programma per l’occasione. “Accompagnare sia il direttore che l’ensemble Esquisses. È la relazione che ci permette di immaginare le cose, di creare insieme. Il festival diventa, non tanto incarnato dalla direzione, ma un festival di artisti, impegnati nei confronti del pubblico perché è questo incontro che deve avvenire. E ogni anno provo un vero piacere da parte del pubblico, nel ritrovare questi giovani artisti che conoscono. »

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