Sono poco prima delle 18 di questo martedì 26 novembre 2024, nella sala della Brest Arena, che si sta svuotando. Monopolizzata da uno stuolo di Guilériens eccitati, Sophie Michel è quasi inaccessibile ai piedi del palco. La baciamo, l'abbracciamo: questa Guilérien, 59 anni, ha appena vinto la finale dei Tréteaux chantants, la 31esima del suo genere, sorvolando questa competizione canora aperta agli over 50. Poche ore prima era apparsa sul palco come un angelo, tutta vestita di bianco.
Un nome del padre
Stoica, con un braccio davanti, ha cantato “Piensa en mi” di Luz Casal, immortalata nel film “Stilettos” di Almodovar. Portata alle vette dalla pianista Pat Péron, non era però la “movida” spagnola quella a cui pensava in quel momento. “Mio padre, Xavier Monéo, era spagnolo. È morto appena vent’anni fa, è una sorta di tributo”, dice prima che le lacrime scendano. «Ventidue anni fa vinse i Tréteaux chantants. Non ho mai cantato con lui però, ho iniziato più tardi, probabilmente sotto la doccia, come tutti gli altri”. Intorno a lei, l'ondata di emozioni di chi le è vicino è percepibile come la risacca autunnale su una spiaggia. Morbido e profondo.
Sporcizia dell'età
L'incoronazione di Sophie Michel non è usurpata, ascoltata da orecchie filistee. Sembra addirittura logico, corroborato dal voto indiviso della giuria che pone questa interpretazione nettamente al di sopra di quella di Brestois Arnaud Ferrec (“Louise” di Gérard Berliner) e dell'ex vincitore di Lesneven Gildas Chapelain (“Et bam” di Mentissa) , anche il premio del pubblico.
Deve il suo posto sul podio solo all'età, essendo finito a pari merito con l'altra Brestoise di giornata, Marine Dautier, sua sorella minore. Guai a lei! Tuttavia, aveva avuto molta cura, tutta in nero e abitando il testo con bella intensità, di avere un punto di vista opposto rispetto alla scelta della sua canzone, “Decevoir”, di Linda Lemay.
Sheila trionfante ma…
Gran campione della competizione, in compagnia di tutto lo spettacolo della Città, il vivace Fortuné Pellicano è rimasto estasiato. “Il livello si sta alzando, non è più un hook radiofonico ma una gara di canto”, ha esclamato. È vero che sembra tanto tempo fa, il tempo in cui Piaf e Aznavour avevano un portatovagliolo sul palco, a ogni esibizione. Circa. Scomponendo il campione proposto in una sala stracolma di 4.200 persone, le scelte dei candidati risultano talvolta ardite, inaspettate.
Ciò che lo è di meno, e che suona come una dolcezza rassicurante e rituale accanto al fuoco, resta la voce di Yvon Étienne, “Fanny de Laninon” intonata tutti insieme e protagonista della giornata. Sheila, 80 anni o quasi, da “Three Kings”, da “Spacer” e un trionfo pubblico. “Si muove bene per la sua età, pago per essere uguale. Peccato che sia una riproduzione”, scherza uno spettatore, affiancato da un candidato che nota “che è più carina sul palco che dietro le quinte. Non ci ha nemmeno salutato! “. Ai Cavalletti Cantanti anche dire qualcosa di brutto, poco, fa parte di un decoro immutabile.