la “casa dei fantasmi” di Mazarine Pingeot

la “casa dei fantasmi” di Mazarine Pingeot
la “casa dei fantasmi” di Mazarine Pingeot
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Libro. In principio, una collezione. Immaginato da due editrici, Stéphanie Kalfon e Amélie Cordonnier, “Retour chez soi” invita gli scrittori a tornare in un luogo che hanno lasciato per molto tempo, e che ritroveranno per una notte e un giorno. Mazarine Pingeot ritornò 11 Quai Branlynel 7° arrondissement di Parigi, dipendenza dell’Eliseo dove la figlia di François Mitterrand si stabilì con la madre Anne, dopo l’elezione del padre nel 1981, dall’età di 9 a 16 anni.

Piuttosto che Gordes (Vaucluse), dove i suoi genitori avevano una casa, Auvergne, da dove veniva sua madre, Landes o Nièvre, la professoressa di filosofia e scrittrice scelse “La Mela”E “alloggio transitorio dove non passava nessuno”allo stesso tempo «arredamento» et “tomba” di un’adolescenza nascosta, segreta. La sua posizione “scomparsa” (agli occhi del mondo), è anche quello di “riunione”spesso felici, perché in questo grande appartamento, di cui odia la carta da parati, vivono finalmente tutti e tre, “giocare come se nulla fosse successo”.

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Suo padre è morto da trent’anni. “Mazarine” compie 50 anni. Per questo pericoloso progetto letterario ottenne l’autorizzazione dell’Eliseo; l’occupante dell’appartamento ha accettato di lasciargli le chiavi. “Ho paura di tornare indietro”disse subito. Arrivò lì un giorno di febbraio, subito ritrovata “la pallida luce dell’infanzia”. Il vecchio tappeto beige non c’è più, la poltrona Le Corbusier di suo padre è scomparsa. Si vede nell’ingresso mentre gioca con l’elastico, sente ancora l’odore del pane tostato nella cucina che è stata rinnovata e ha perso il suo fascino “fascino vecchio stile”. È tutto lì “più chic, più nuovo”nota. Il ricordo, dolorosamente, si risveglia. “Ma per cosa? »chiede Mazarine Pingeot.

“Aprire l’infanzia”

Per rendere questo indirizzo maledetto “simile ad altri”Forse. Per “aprire l’infanzia” : affrontandolo, liberati dalla sua influenza. Per “far esistere ciò che è stato privato di ogni vista”. Quando, al termine dell’esperienza, l’autrice chiude la porta dell’appartamento, capisce di non essere mai uscita. “Non è dato a tutti ricominciare a dire addio quando ci è mancato la prima volta. Ora posso lasciare i locali senza fuggire. » Poi : “Esisto adesso?” »

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Intorno a questo “casa dei fantasmi” rivisitato, ci sono giochi di specchi tra realtà e letteratura, storia pubblica e destino privato, una difficoltà ad accettare che questa storia, la propria, sia anche un po’ nostra. “Questo appartamento esiste nei libri scritti da altri”dice colei che teme gli sguardi, mentre li nutre: per definizione, scrive per farsi leggere. “Essere prigioniero di un’immagine pubblica e lottare costantemente contro di essa pur facendo affidamento su di essa era un affare di famiglia”ammette.

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