Poiché esiste un Alexandre Dumas figlio e un Alexandre Dumas père, l’autore di questi Epigrammi è figlio di Carlos Diaz Dufoo, il cui padre, Carlos Diaz Dufoo, fu un famoso giornalista, drammaturgo ed economista messicano (Veracruz 1861-Ciudad de Mexico 1941) e sopravvisse al poeta (Ciudad de Mexico 1888-1932).
Il destino di questo piccolo libro abbagliante, uno dei gioielli di questo autunno, è quello di essere riscoperto da ogni nuova generazione. Pubblicato a Parigi nel 1927, cinque anni prima della morte dell’autore, avvenuta all’età di 44 anni, dal suo connazionale e amico Alfonso Reyes, che Borges considerava “uno dei più grandi scrittori di lingua spagnola”, IL Epigrammi di Carlos Diaz I Dufoo fils si tramandano da un secolo di lettore in lettore e di editore in editore, in entrambi gli emisferi, come un bene prezioso.
L’estetica del kitsch
Già nel 1991, il romanziere spagnolo Enrique Vila-Matas, ispirandosi alla tragica vita di questo “genio delle lettere messicane”, ne fece uno dei protagonisti del suo libro Suicidi esemplari. Molto recentemente, le edizioni andaluse Firmamento hanno pubblicato una nuova edizione di Epigrammiintegrato da due brillanti saggi che speriamo di vedere presto tradotti in francese. Il primo, pubblicato nel 1916, Saggio su un’estetica del banale (“saggio su un’estetica del kitsch”), è una profonda riflessione sul concetto di bellezza; il secondo, pubblicato nel 1919, Dialogo contro il successo letterario (“dialogo contro il successo letterario”), è un argomento sottile e divertente in cui troviamo questa frecciata con ironia molto swiftiana: “Lo scrittore troppo lodato viene spesso frainteso”.
La vita degli dei
Spesso paragonato, per il suo pessimismo e la sua verve caustica, a Oscar Wilde, Nietzsche o addirittura Schopenhauer, questo spirito originale, rimasto lontano da tutte le tentazioni delle varie avanguardie e mode letterarie, resta inclassificabile e di assoluta modernità e ha ora il suo posto tra i classici del 20° secolo. Questi epigrammi sono spesso il riflesso di un essere e di un tempo: “Gli fu vietata una vocazione in un momento in cui le avevamo tutte. Gli abbiamo preteso una vocazione in un momento in cui non ne avevamo alcuna”.
E il suo epitaffio suona come un manifesto artistico: “Straniero, non avevo un nome glorioso. I miei antenati non hanno combattuto a Troia. […] La mia voce non è risuonata nell’assemblea destinata a determinare le sorti della repubblica, né in quella simposi per creare mondi nuovi e sottili. Le mie azioni sono state oscure e le mie parole insignificanti. Imitami, fuggi Mnemosine, nemica degli uomini, e mentre la foglia cade, vivrai la vita degli dei.
Narrativa. Carlos Diaz Dufoo, Epigrammitradotto dallo spagnolo da Antonio Werli, Allia, 128 pagine.