lLa somiglianza è sempre stata piuttosto sorprendente. Le traiettorie sono certamente diverse, ma segnate dal sigillo dell’indipendenza e del carattere. “Maurice Béjart, con cui ho lavorato e che era uno dei suoi amici, mi ha detto: ”Mi ricordi Barbara””, dice Marie-Claude Pietragalla, monumento vivente della danza contemporanea rivolto al grande pubblico. L’ex stella del Balletto dell’Opera di Parigi (1990-1998) ha deciso, dopo molti anni di esitazione, di ballare, cantare e interpretare Barbara sul palco. E il primo sarà alla Loubésienne Coupole.
Erano trentuno anni fa. Barbara è allo Châtelet, nella sua ultima sessione di concerti parigini interrotti da problemi di salute. “Ho potuto andarlo a trovare nel suo camerino a fine serata”, racconta Pietragalla. “Gentilezza, semplicità indimenticabili. E questo modo di valorizzare la persona che ha di fronte. L’ho ascoltato fin da piccolo a casa, insieme a Brel e Piaf. » Il progetto di spettacolo congiunto non vedrà la luce, il ballerino e coreografo lascia la direzione del Balletto Nazionale di Marsiglia poi crea con Julien Derouault (co-coreografo di “Barbara”) il Théâtre du corps, una struttura che festeggia il suo 20° anniversario quest’anno. E Barbara morì nel 1997.
“Non ho osato”
“Ho sempre desiderato creare questo spettacolo ma non ho osato”, confida l’artista. “Sono stati i sessanta che mi hanno dato le ali? In ogni caso non volevo avere rimpianti. » Il caloroso appoggio di Bernard Serf, nipote del cantante e rappresentante dei detentori dei diritti, ed eccola qui, un anno fa, ad affrontare questo assolo come nessun altro. Dove balla, canta, dice Barbara. “È un viaggio nella sua memoria, nel suo rapporto con il pubblico, con gli uomini, con il palcoscenico”, aggiunge il coreografo. “In una miscela che la caratterizza: fragilità e forza, mistero e semplicità, gravità e umorismo. »
“Ho sposato un uomo, non ha funzionato”, ha detto Barbara. “Mi sono risposato con il pubblico e non l’ho mai tradito. » Pietragalla ricorda che, spesso, l’autore di “Göttingen” si muoveva sulle mezze punte, una silhouette e un’aura uniche i cui concerti degli ultimi vent’anni somigliavano a masse, tanta era la forte comunione con gli spettatori. In “Barbara” ci sarà anche la capacità di recupero di un’artista dagli esordi lunghi e difficili, soprattutto di una donna ferita fin da giovanissima (vittima di incesto da parte del padre). “‘L’Aigle noir’ e ‘Nantes’ sono le mie canzoni preferite”, dice. “Vanno di pari passo. »E un padre, appunto.
Barbara, lo è
Proiezioni misurate, la voce di Barbara, risultanti in particolare da una deliziosa conferenza stampa del marzo 1988 in Canada, ma anche, ovviamente, dalle sue canzoni. E Pietragalla che rifiuta la parola “incarnazione”. “Lei era una donna che cantava, io sono una donna che ballava”, riassume. “Ho cercato di interpretare il suo stato d’animo, il suo stato d’essere. Quello della bellezza interiore e del sacrificio di sé. »
Sabato 16 novembre (20,30) a Saint-Loubès, Salle de la Coupole. Da 24 a 38 euro.