Prodotto in Bambara, “Den muso” che in francese significa “la giovane ragazza”, mette in luce il dramma esistenziale di una giovane muta violentata da un giovane, ex dipendente di suo padre. Incinta, subisce il rifiuto della famiglia e del padre del bambino che rifiuta di riconoscerlo.
Con questo film, Souleymane Cissé ha voluto ritrarre il silenzio come il grido di dolore più straziante che gli esseri umani, e in particolare le donne, possano sentire di fronte alle ingiustizie e ai dettami della società. “ Volevo denunciare il caso delle tante madri nubili respinte ovunque. Volevo che la mia eroina fosse muta per simboleggiare l’ovvio: nel nostro Paese le donne non hanno voce. », ha dichiarato il regista del film.
Così toccante e denunciante la realtà dell’epoca in Mali, “Den muso” ricevette un’accoglienza ostile alla sua uscita nel 1975. Infatti, non solo il film fu bandito dal Ministro della Cultura maliano, ma Souleymane Cissé fu arrestato e incarcerato per aver accettò la cooperazione francese. La nave dei vigili del fuoco rimase fuori servizio per tre anni e ottenne l’autorizzazione all’esercizio solo nel 1978.
Oggi, 84 anni, Souleymane Cissé è il decano dei cinema africani. Regista, produttore, sceneggiatore ma anche operatore, in oltre 50 anni di carriera è diventato il simbolo della libertà creativa, sia poetica che politica, che lo rende un eroe dell’Africa e un monumento del cinema nel mondo.
Oltre a “Den muso”, è regista anche delle opere “Baara” (1978) e “Finyè” (1982) sotto il regime dittatoriale di Moussa Traoré. A questo si aggiungono “Yeelen”, Gran Premio della Giuria a Cannes, nel 1987, e il suo più grande successo in Francia, poi “Waati” nel 1995, “Dimmi chi sei (Min Yé)” nel 2009 e “O Ka” in 2015.