Indocina: “Facciamo tutto ciò che non dovremmo fare”

Indocina: “Facciamo tutto ciò che non dovremmo fare”
Indocina: “Facciamo tutto ciò che non dovremmo fare”
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RadioFr: Prima di parlare di questo nuovo doppio album, ci fermiamo un attimo su quest’ultimo tour “Central Tour”, che ha riunito più di 400.000 persone in 6 date nel 2022 per celebrare i tuoi 40 anni di carriera. È anche il primo concerto al mondo ad essere filmato dal vivo, in IMAX, che offre una sensazione di immersione unica. La sua distribuzione ha superato tutti i record. Dopo 40 anni di carriera, come possiamo essere ancora il gruppo pioniere, il gruppo che è un passo avanti nell’industria musicale?

Nicola Sirkis: Come lo facciamo, non lo so. Facciamo tutto ciò che non dovremmo fare, infatti. Questo nuovo album è del tutto irragionevole, non è in linea con i dettami imposti dalle case discografiche e dal mondo dello spettacolo oggi. Vale a dire che oggi si comincia con album molto brevi o addirittura senza album, una canzone e poi addio. Allora come possiamo essere innovativi? Bisogna trovare le idee correndo dei rischi. Devi trovare idee, sì, questa è la cosa più importante da fare. A volte è fastidioso ma devi trovare il trucco.

Voglio tornare al fatto che hai sempre questo desiderio o questo bisogno di sorprendere e compiacere i tuoi fan. La prova di ciò è con questo album “Babel Babel”. L’hai pubblicato un sabato a mezzanotte, dopo la tua apparizione a “Quotidien”, e soprattutto dopo la messa in onda di “Babel Show”. Un concerto che hai registrato in una location segreta con 300 persone. C’erano i media, la casa discografica e anche alcuni fan. Era fuori questione privilegiare i professionisti come si fa sempre?

Nicola Sirkis: Esatto, l’idea era di non favorire nessuno. E soprattutto il rischio più grande è stato quello di presentare questo nuovo album dal vivo e contemporaneamente a tutti, cioè prima dell’uscita del disco, sabato. È stato interessante per noi farlo. È stata una sfida.

Oli De Sat: L’Indocina rappresenta una responsabilità enorme sotto tutti i punti di vista e un grosso peso sulle spalle. Ma non ci lamentiamo. E’ così. Quindi è stata una vera sfida farlo. E mettere tutte queste persone sullo stesso livello lo trovo potente.

7 anni dopo l’album “13”, e dopo 2 anni e mezzo di creazione, c’è questo 14° album “Babel Babel”. Un album ultra impegnato che evoca il caos nel mondo, un mondo dove nessuno si ascolta, nessuno si capisce. Lo hai odiato finché non è uscito Nicola, e lo hai definito l’album più irragionevole. E tu Oli, se dovessi definire questo album con una parola, sarebbe “vivo”, cosa significherebbe?

Oli De Sat: Vivo nel senso che è una sorta di fotografia a lunga esposizione di 2 anni e mezzo di composizioni. Vale a dire che in definitiva riflette la vita di questi 2 anni e mezzo, di tutte le novità che ci vengono imposte oggi. Diventa molto complicato isolarci e le notizie non ci impongono. E per lo più non è molto allegra. E “vivo” perché c’è questo impulso al futuro e dire sì, guardiamo al futuro, possiamo cambiare le cose. Non è affatto un album pessimista e cupo che dice “Oh cielo, il mondo sta andando male, tagliamoci le vene”, anzi. E se la nostra musica può fornire una piccola scintilla per dare una piccola chiave per un po’ più di comprensione e un po’ più di apertura al mondo, questo è il nostro piccolo extra (sorriso).

Nonostante questi 43 anni di carriera e tutto questo successo, sei partito da zero per questo 14esimo album, come se fosse il primo. Ci diciamo che alla fine non si acquisisce mai nulla?

Nicola Sirkis: In definitiva no, perché è un mondo in cui tutto si muove molto velocemente. Le mode, le cose cambiano e noi siamo l’eccezione che non conferma la regola. Ed è vero che è meglio dirti che stai facendo un album come se fosse il primo, ti sembra di farlo così. È come durante il tour, un concerto per noi, è come se fosse l’ultimo, quindi diamo il massimo, diamo tutta la nostra forza, tutta la nostra anima.

Ascolta l’intervista completa a Indochine:

Radio p. -Virginia Pellet

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