“Samy e gli angeli di Timone”: nel reparto di neurologia pediatrica al centro del documentario di Églantine Éméyé

“Samy e gli angeli di Timone”: nel reparto di neurologia pediatrica al centro del documentario di Églantine Éméyé
“Samy e gli angeli di Timone”: nel reparto di neurologia pediatrica al centro del documentario di Églantine Éméyé
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Girato di notte a Marsiglia, il sesto piano dell’ospedale Timone, che ospita l’unità di neuropediatria, appare ancora di più come un luogo fuori dal mondo. In Francia esiste un solo servizio iperspecializzato di questo tipo per regione.

“Accogliamo bambini con disabilità gravi, a volte multiple, ma anche con malattie croniche tra cui epilessia, miopatie o sclerosi multipla. Ci occupiamo anche di problemi neurologici acuti, in particolare di ictus o traumi accidentali”, elenca il professor Mathieu Milh, suo capo dipartimento, ripreso nel documentario di Églantine Éméyé, “Samy et lesanges de la Timone”, trasmesso martedì 15 ottobre alle 22:55 su Francia 2.

“Il loro bambino non è visto, per una volta, come un bambino che spaventa o disturba”

In questo servizio da 19 posti letto gli operatori sanitari non arrivano per caso e spesso si trattengono a lungo. “Ciò che caratterizza un servizio di neuropediatria è che, anche se il bambino ha un handicap molto grave, ciò non deve impedirci di cercare di stabilire una comunicazione forte con lui in ogni momento”, spiega il professore. Questa è una cosa che ci sta particolarmente a cuore nella nostra unità ed è una competenza che si acquisisce nel tempo senza che ce ne rendiamo necessariamente conto. Mi commuovo sempre molto quando i genitori ci dicono che, a casa, il loro bambino non è visto, per una volta, come un bambino che spaventa o disturba. »

Bambini particolarmente vulnerabili e talvolta ai margini della vita. Nella stanza della piccola Riheb, il professor Milh si rivolge ai suoi genitori, scegliendo le sue parole con infinita dolcezza e assoluta empatia. «Dà segni, ci dice che è davvero esausta», descrive il pediatra per prepararli alla fine.

L’annuncio viene dato dal medico ma viene preparato collegialmente. “Ci riuniamo una o due volte al giorno in squadra per parlare di ogni bambino, della sua situazione, della sua famiglia per avere un livello sufficiente di certezza su cosa gli diremo e come”, spiega il medico.

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