Il settimanale culturale ha presentato lunedì un restyling della sua rivista e una nuova versione della sua applicazione, con l’obiettivo di continuare a ringiovanire il suo pubblico, in particolare consentendo ai lettori di orientarsi nella giungla di Netflix e simili.
Sedici anni: è questa la durata media dell’abbonamento alla versione cartacea di Telerama. “È più lungo della durata media di un matrimonio in Francia”, ha sottolineato questo lunedì mattina Fleur Lavedan, presidente del consiglio di amministrazione della rivista, durante una conferenza stampa organizzata al Théâtre du Rond-Point di Parigi. L’opportunità di svelare una campagna di branding, con lo slogan “Conosciamo la cultura”, destinati a essere visualizzati su schermi TV, cinema o cartelloni pubblicitari, oltre a una formula più raffinata per la rivista e nuove funzionalità per la sua applicazione. Cambiamenti che delineano una modernizzazione della testata culturale fondata nel 1947, al fine di adattarsi all’era delle piattaforme digitali.
“Alla ricerca di nuove generazioni di lettori”
Perché se i lettori di Telerama sono molto fedeli, stanno anche invecchiando, come tutti i lettori della stampa cartacea. La rivista viene distribuita in media a circa 425.000 copie ogni settimana. L’87% di questa tiratura riguarda gli abbonamenti alla rivista cartacea. Cifre comunque impressionanti, che assicurano soprattutto Telerama ricavi ancora confortevoli (il suo utile netto ha oscillato tra i 5 e gli 8 milioni di euro negli ultimi anni). Si classifica al 15° posto tra le riviste francesi, molto dietro a una testata specializzata come TV 7 giornima rimane una delle riviste culturali francesi più vendute. Ma l’erosione delle vendite, con in particolare il calo del numero di abbonati cartacei (-2,87% nel 2023-2024 rispetto alla stagione precedente secondo i dati dell’Alliance for Press and Media Figures), resta inevitabile. Era quindi giunto il momento di andare “alla ricerca di nuove generazioni di lettori”, come sottolinea Fleur Lavedan, un progetto che ha subito un’accelerazione nel corso degli ultimi due anni e con l’arrivo alla guida della presidente del consiglio di amministrazione e direttrice editoriale Valérie Hurier, dopo i diciassette anni di regno di Fabienne Pascaud.
La gestione di Telerama afferma di aver reclutato 40.000 abbonati digitali negli ultimi due anni. L’obiettivo è ora di raddoppiare questo numero di abbonati entro i prossimi due anni. Per farlo, la testata punta in particolare sulle inchieste, con la creazione di un’unità dedicata alle inchieste due anni fa, o sull’aumento del suo pubblico sul digitale (che è aumentato del 25% in due anni), grazie alla sua attività sui social network ad esempio. Ma anche su nuove funzionalità per il suo sito e la sua applicazione. E in particolare l’implementazione di un motore di ricerca per i contenuti di piattaforme come Netflix, Prime Video, Canal+, ecc. con diversi filtri basati, ad esempio, sulle valutazioni date dai critici della rivista. Uno strumento per “dimensione del servizio”, Per “guarda di più e cerca di meno”, ha affermato Fleur Lavedan, che nota che Telerama registra il picco di pubblico sul digitale ogni giorno intorno alle 20:00, quando le persone scelgono il programma serale.
Ringiovanimento della redazione
Sul lato cartaceo, la rivista mantiene la stessa impaginazione, ma cambia alcune abitudini ereditate dal formato adottato dodici anni fa. Sparisce la grande intervista a un attore culturale all’inizio del giornale, mentre una pagina di lettere dei lettori appare alla fine della rivista. Sono invitate nuove sezioni, con due pagine “viaggio” abbinate a due pagine “beau geste” che evidenziano design, arti applicate, arti e mestieri, ecc. Soprattutto, l’eterna sezione TV è stata ridisegnata, con griglie di programmazione più strette per la TV lineare, al fine di fare più spazio alle piattaforme. Più in generale, la rivista mira a essere più raffinata e più visiva, con un carattere più rotondo rispetto a prima. Questi cambiamenti, sebbene non evidenti, non dovrebbero disturbare i suoi lettori iper-fedeli.
Con queste novità e con questa campagna pubblicitaria, la prima nella storia del settimanale, Telerama cerca in ultima analisi di cambiare la sua immagine, quella di una rivista critica che sarebbe vista come “elitario” E “austero”. “Non siamo mai stati elitari, anzi è il contrario di quello che diciamo Teleramache è sempre stato in trasmissione, un trasmettitore di cultura», così difende Valérie Hurier, che sostiene anche il ringiovanimento di una redazione composta da 135 giornalisti. Il titolo vuole in ogni caso far credere che la profusione di contenuti culturali, in particolare sulle piattaforme, non può che giovarle: “Quanto più si moltiplica l’offerta culturale, tanto più acquistano valore le nostre competenze critiche e la nostra competenza in termini di raccomandazioni”, Così affermava Valérie Hurier.