Il gendarme che ha condotto le indagini preliminari sulla morte di una donna nell’Oise nel 2017, che aveva escluso il femminicidio, è stato incriminato per falso, hanno appreso giovedì l’AFP dalla procura e dalla sorella della vittima.
Rapporti falsi
Dopo vari colpi di scena, la compagna di Bénédicte Belair, morta nell’aprile 2017, è stata incriminata nel gennaio 2023 per violenza aggravata contro di lei, tra gennaio 2015 e aprile 2017, e posta sotto lo status di testimone assistito per “omicidio”.
In un aspetto secondario di questa vicenda, la famiglia di Bénédicte Belair, che da anni denuncia un’indagine “pasticciata”, aveva presentato denuncia davanti a parte civile contro un gendarme, l’ex direttore di queste indagini.
Il 16 gennaio quest’ultimo è stato incriminato per falso e posto sotto controllo giudiziario, ha detto all’AFP il procuratore di Senlis Loïc Abrial.
“Accusato di aver prodotto false denunce”è stato incriminato per falsificazione di documenti pubblici da un custode dell’autorità pubblica, ha detto la sorella della vittima, Sylvaine Grévin, anche presidente della federazione nazionale delle vittime di femminicidi.
In due rapporti, ha indicato di aver contattato il medico di base e un’amica di Bénédicte Belair e che nessuno dei due aveva nulla da dire sulla violenza domestica che avrebbe potuto subire.
Campioni distrutti
Interrogato dal tribunale tre anni fa, il medico dichiarò che il gendarme non lo aveva mai contattato, secondo la signora Grévin.
La famiglia di Bénédicte Belair ha sporto denuncia anche contro un altro gendarme che si era recato a casa di Bénédicte Belair il 25 marzo 2017 per una denuncia di violenza domestica, ma che non aveva adottato alcuna misura per proteggerla. Tale denuncia ha fatto scattare l’apertura di un’indagine a carico “mancata assistenza a persona in pericolo”.
Bénédicte Belair è stata trovata morta nella sua casa di Pont-Sainte-Maxence il 4 aprile 2017.
L’indagine inizialmente si è concentrata sulla possibilità di una caduta e si è conclusa quattro mesi dopo l’incidente.
Nel 2018 i campioni prelevati nell’abitazione e sul corpo del defunto sono stati distrutti a seguito di un errore amministrativo, distruzione di sigilli per la quale lo Stato è stato condannato per “cattiva condotta grave”.
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