Velo-Club è andato a incontrare Damien Garcia alla fine dell'anno. L'opportunità per noi di tornare rapidamente alla stagione 2024 di Burgos-BH. Ma anche guardare al 2025, e in particolare alle sfide per la formazione spagnola.
Puoi prima darci una rapida valutazione della stagione 2024 Burgos-BH?
La stagione 2024 è stata eccellente per la squadra, comprese 13 vittorie su strada. È stata una stagione fantastica, completa anche perché abbiamo vinto a gennaio, poi abbiamo fatto vedere grandi cose nelle gare World-Tour per una squadra del nostro livello, e abbiamo sfiorato la vittoria nelle gare francesi in primavera. Un risultato più che positivo per la squadra.
Guardando un po’ avanti, puoi prima parlarci del tuo nuovo ruolo nel team?
Sarò responsabile dei direttori sportivi, pur continuando a ricoprire questo ruolo di DS durante la stagione. Avrò solo più responsabilità, soprattutto a livello di calendario, visto che mi occuperò della sua organizzazione. Che sia per i corridori, per lo staff, oppure per le gare e la caccia agli inviti. Avrò anche un ruolo di coordinamento tra le diverse componenti del team.
Senti più pressione a riguardo?
Non proprio, perché ho sempre avuto la tendenza a mettermi pressione. Alla fine è più entusiasmo che pressione.
Come si costruisce una squadra Pro Team in termini di reclutamento?
Per prima cosa abbiamo provato a reclutare un po' più giovani, prendendo non meno di 4 ciclisti dal nostro team di sviluppo, Cortizo. Tra questi troviamo il vincitore della Coppa di Spagna nella categoria U23, ma anche il campione nazionale U23. Poi a questi giovani abbiamo aggiunto corridori esperti, come Merhawi Kudus, che è presente anche per l'aspetto punti UCI.
A volte si legge che Burgos recluta dei “puntatori”, è una cosa scontata?
Corridori di punti sì e no. Sicuramente seguiamo il sistema, ma le nostre prestazioni complessive quest’anno ci hanno dato ragione, visto che siamo finiti tra i primi 30 UCI, raccogliendo 13 vittorie. Più che corridori a punti direi che sono corridori competenti, capaci di brillare anche in Europa.
Parlavi dei primi 30, questo sarà il minimo per candidarsi alla Vuelta 2026, cambia molto?
Diremo che il cappio si sta stringendo. I primi 40 ci hanno lasciato un margine che abbiamo meno in una top 30. Per noi è quasi un obbligo essere in quest'ultima. Anche se penso che sia un obiettivo ampiamente raggiungibile vista la qualità della nostra rosa il prossimo anno.
Questo obiettivo dei primi 30 ti costringe a ottimizzare ancora di più il tuo programma?
Sì, sicuramente guardiamo un po' di più il calendario. Ma soprattutto per noi l’idea è che i ragazzi siano alla pari. L'obiettivo è vincere le gare, i punti arriveranno dopo.
Ancor più dei punti, l'obiettivo principale è necessariamente la Vuelta, giusto?
Anche qui, credo, non tutto è strettamente collegato, perché se fossimo invitati alla Vuelta, inevitabilmente prenderemmo punti. In ogni caso faremo di tutto per convincervi ad invitarci alla partenza da Torino l'anno prossimo.
La corsa agli inviti è sempre complessa, per i Pro Team come Burgos, Bardiani, Polti, ecc., 24 squadre ai Grandi Giri, è qualcosa di auspicabile?
Nell’interesse della nostra squadra sarebbe preferibile arrivare fino a 24, ma è l’UCI che decide le regole e noi ovviamente dobbiamo rispettarle.
Ne hai parlato, è l'UCI che decide, cosa ne pensi della loro proposta di dare punti per discipline come Ciclocross o Pista?
È complicato, da un lato avevamo degli specialisti con Burgos (Sebastian Mora è campione del mondo in pista), ma dall'altro sappiamo solo che se i punti cominciano a contare, saranno le squadre con più risorse che potranno per reclutare specialisti.
Di Charles Marsault
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