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Il ciclismo francese va così male?

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Thomas Siniecki, Media365: pubblicato sabato 19 ottobre 2024 alle 15:25.

Marc Madiot è allarmista, Cédric Vasseur un po’ meno, anche se mette in guardia anche su problemi strutturali.

Cédric Vasseur, il manager del team Cofidis, ha rilasciato una lunga intervista a Cyclismactu.net. Dice in particolare di non essere “così pessimista come tutti potrebbero affermare” sullo stato di salute del ciclismo francese, riferendosi a diversi gridi d’allarme di fine stagione e in particolare a quello di Marc Madiot, suo storico collega al Groupama – FDJ . Il nordista ricorda che la Francia è il Paese con più squadre World Tour: “Siamo dei privilegiati, rendetevi conto che l’Italia non ne ha più da diversi anni! Quindi penso che abbiamo un problema ricco. Abbiamo tante gare, tante strutture , tanti corridori e inevitabilmente, nella rivalità internazionale del ciclismo, le linee si spostano di volta in volta e non possiamo mantenere la nostra fetta di torta ogni anno.”

Vasseur: “Non so come risolvere il problema (…) Per continuare serve un grosso budget”

Tuttavia, una volta ricordato questo contesto che secondo lui non sarebbe così oscuro, colui che ha indossato per cinque giorni la maglia gialla del Tour de nel 1997 si unisce ai suoi colleghi sul sistema globale del ciclismo, che “non è né giusto né leale” ” rispetto alle armate internazionali come Visma, UAE o INEOS (per citarne alcune): “Non hanno la nostra stessa modalità operativa, né gli stessi vincoli finanziari. Siamo in un mercato ipercompetitivo su tutti gli aspetti Visto da questo punto di vista è un handicap per il ciclismo francese, non so come risolvere il problema”.

Secondo Cédric Vasseur, la missione nazionale sarebbe piuttosto quella di sensibilizzare su questo pericolo a breve e medio termine: “Se si guarda la classifica UCI, si guarda da qualche parte la classifica di bilancio. Possiamo avere sorprese, come in Coppa della Francia nel calcio, ma per continuare serve un grosso budget.” Il “tetto salariale” non risolverà necessariamente il problema dell’ascolto dell’ex corridore, perché lo faranno tutti coloro che hanno i mezzi per gonfiare artificialmente il proprio budget. L’augurio finale, forse velleitario, è semplice: “Un sistema equo in cui tutte le squadre abbiano gli stessi vincoli e le stesse regole del gioco”.

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