Un tasso molto più basso che in Italia o negli Stati Uniti. In media, solo un bambino su 20 di età compresa tra 5 e 11 anni è stato vaccinato contro il Covid-19 in Francia, secondo uno studio di Public Health France (SPF) pubblicato martedì. Secondo questo rapporto, questo tasso è ancora più basso tra le famiglie svantaggiate o quelle che vivono nel sud-est.
Primo studio relativo all'uso dei vaccini contro il Covid-19 e nei bambini pubblicato in Francia, questo lavoro esamina i dati riguardanti 320.737 bambini dai 5 agli 11 anni che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino. Ciò rappresenta il 5,3% di questa popolazione, tra il 1 gennaio 2021 e il 15 novembre 2023.
Lo studio evidenzia anche “un fallimento della strategia vaccinale nei bambini con comorbilità”, per i quali il vaccino rappresenta tuttavia una questione particolarmente importante. Solo un bambino su 13 a rischio di età compresa tra 5 e 11 anni è stato vaccinato, e ci sono “disparità regionali e sociali” nella copertura vaccinale, specifica SPF. Così “i bambini residenti in un’area a basso livello economico erano meno vaccinati”.
Queste disuguaglianze sociali erano già state osservate durante la pandemia, per quanto riguarda il rischio di infezione e l'accesso ai test diagnostici, notano i ricercatori (ANSM, Inserm, facoltà di medicina Simone Veil, università Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines e Paris-Saclay, AP-HP).
Anche il tasso di vaccinazione appare “significativamente più alto, pur rimanendo basso rispetto agli adulti”, in Occidente come in Normandia (7,8%) e Bretagna (7,8%). Mentre le regioni meridionali, Paca (2,7%) e Occitanie (3,7%), presentano tassi tra i più bassi del Paese. Una variazione geografica che “potrebbe riflettere lo stato vaccinale dei genitori”, osserva lo studio.
Per i bambini senza comorbilità, lo studio spiega il “basso” sostegno dei genitori alla possibilità di farli vaccinare da una “frequenza molto bassa di forme gravi in questa fascia di età”.
In definitiva, i tassi di vaccinazione dei bambini francesi sono “molto inferiori a quelli rilevati in Italia e negli Stati Uniti nei primi mesi dopo l’inizio della campagna vaccinale nei bambini della stessa età, ovvero rispettivamente del 38% e del 24%.
Questi dati “confermano la necessità di ulteriori sforzi di sensibilizzazione e informazione delle famiglie sulla vaccinazione, in particolare tra i bambini provenienti da contesti svantaggiati e affetti da malattie croniche”, al fine di “migliorare la fiducia nei vaccini”, sottolinea lo studio.
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