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Coronavirus: incostituzionali le condizioni per l’indennizzo delle malattie professionali

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Il primo appello arriva da una persona che lavora in un franchising Delhaize, che si è ritrovata inabile al lavoro a causa del Covid dal 16 marzo 2020, con degenza in ospedale e addirittura in terapia intensiva fino a maggio. Questo lavoratore ha chiesto un risarcimento alla Fedris, l'agenzia federale per i rischi professionali. Gli è stato rifiutato il risarcimento. Egli non rientra infatti nelle condizioni descritte dal regio decreto, poiché si è ammalato prima del parto.

La domanda che è stata posta alla Corte Costituzionale è questa: i limiti temporali imposti dal regio decreto non sono contrari ai principi di uguaglianza e di non discriminazione?

La Corte Costituzionale infatti vede questo come un problema. Si fa riferimento anche al parere del Consiglio di Stato, che già aveva rilevato l'assenza di ragionevole motivazione.

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“Queste due condizioni temporali non sono rilevanti rispetto alla necessità, propria del regime di indennizzo per malattie professionali, di stabilire l’origine professionale della malattia”, spiega la Corte. “Non solo tra il 18 marzo 2020 e il 17 maggio 2020, ma anche al di fuori del periodo di blocco, alcuni lavoratori di settori cruciali ed essenziali sono stati esposti al rischio di contrarre il Covid-19 in misura significativamente più elevata rispetto alla popolazione generale. .” Il rischio dipendeva più dalla natura della funzione svolta (a contatto con molte persone o meno) che dal momento, riassume il giudizio. Le due condizioni temporali sono incostituzionali, conclude la Corte.

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