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Michel Rederon: “Resilienza, una strategia per combattere la sfortuna”

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Nel suo diciannovesimo libro, l’autore Michel Rederon dipinge il ritratto di una donna libera alle prese con i mali del nostro tempo.

Michel Rederon, il tuo diciannovesimo libro, “Les résilientes”, affronta la memoria, la ricerca dell’identità, la colpa, tanti fili comuni nei tuoi romanzi, ma anche temi attuali. Come è nato?

Volevo dipingere un ritratto di una donna libera, attiva, moderna, confrontata con gli uomini e i problemi del nostro tempo, il Covid-19, le guerre, il machismo, la difesa delle minoranze, l’antisemitismo… Volevo parlare di resilienza: è una strategia per combattere la sfortuna.

La tua eroina, Aurélie, ha avuto un’amnesia all’età di 12 anni, in un incidente stradale in cui sono morti i suoi genitori. Sopravvissuta al Covid, avvierà un’indagine per risalire al suo passato. Si troverà di fronte a uno stupratore pedofilo…

Questo è il nostro mondo attuale, la nostra vita quotidiana. Mi riferisco al posto delle donne nella nostra società. Mi aggrappo alla notizia. A 85 anni non ho più troppe ambizioni, scrivo quello che voglio scrivere. E mi piace davvero. È uno sfogo per liberarmi dei problemi.

Presenterete questo romanzo alle fiere letterarie?

Sì, sono appena tornato da Livres en vignes, che si svolge in Borgogna, e a novembre andrò a Colmar. Trovo lì lettori affezionati perché i miei lettori sono nel centro-est della Francia. Sono nato e vissuto in Borgogna. Mia nipote è nata in Alsazia. Questa regione della Francia mi è più familiare. Sono arrivato a Nîmes nel 2003: il Sud non è la mia cultura.

Hai iniziato a scrivere il tuo ventesimo libro?

No, sto aspettando che un’idea germogli durante il mio soggiorno di tre settimane in Canada.

“Le donne resilienti” di Michel Rederon. Editions du Vignoble. 157 pagine, 18 €. Disponibile su Internet e presso Goyard a Nîmes.

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