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Polinesiani alle prese con la malattia

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Un convegno organizzato alla Maison des sciences de l’homme du Pacifique affronta il tema della salute dei polinesiani al momento del contatto con l’Occidente e l’impatto delle malattie introdotte. C’è anche la questione della lebbra, dell’influenza spagnola del 1918 e perfino del Covid 19. Quest’ultimo virus ha rivelato l’uso di diverse terapie come quelle della medicina tradizionale.

È invisibile ad occhio nudo. Questo è il SARS-Cov-2. E nonostante per le sue dimensioni microscopiche, è stato responsabile di 650 morti in Polinesia e di oltre 6 milioni nel mondo. Prima ancora ci furono l’influenza spagnola del 1918 e la lebbra del 1920.

“La popolazione ha beneficiato dopo la seconda guerra mondiale dei progressi della medicina popa’a e quindi ovviamente dell’allungamento della vita. Non possiamo negare gli enormi progressi ma ciò non significa che dobbiamo abbandonare completamente per malattie meno gravi il vecchio metodi che hanno già dato prova di sé”

Eric Conte – professore emerito dell’UPF e organizzatore del convegno

Conoscere la malattia per combatterla meglio richiede un flusso di dialogo e conoscenza tra ricercatori, storici, ecc.artisti, scienziati e specialisti della salute.

“La salute in Polinesia è un problema che ha molte dimensioni. Non si può parlare di salute, buona o cattiva salute, se non si parla anche del territorio, del sistema economico…”

Tamatoa Bambridge – sociologa e antropologa

Lì ci siamo concentrati molto con i medici e gli infermieri per vedere come possiamo scambiarcicontinua il sociologo, Ma il prossimo passo è creare forme di fiducia reciproca”. Una fiducia che ha dato origine alla medicina integrativa. Oltre vent’anni di collaborazione tra medici convenzionali e professionisti tradizionali delle medicine complementari.

“Lo disse negli anni ’40 un medico francese che in un lavoro scientifico affermava che i medici tradizionali francesi e i medici convenzionali sono condannati a lavorare insieme perché dobbiamo capirci. Se non ci capiamo, non possiamo non prenderci cura di l’un l’altro”

Éric Para – pneumologo e presidente dell’associazione Onoea – medicina integrativa

Insisto sul concetto di va’a ora perché abbiamo sofferto troppo di questa sfiducia reciproca. È giunto il momento della fiducia, ci fidiamo l’uno dell’altro. È attraverso il dibattito che vedremo insieme e potremo dire che è meglio qui o là. È un po’ come il sogno che ho“, confida Yves Doudoute dell’associazione Haururu.

In Polinesia c’è peggio delle pandemie, c’è l’obesità. Il 70% della popolazione adulta è in sovrappeso, di cui il 40% è obesa. Per quanto riguarda il diabete, ogni anno si registrano 45.000 pazienti affetti da fenua e 3.000 nuovi casi.

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