19| La Corte Suprema non ascolterà la contestazione delle multe

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19| La Corte Suprema non ascolterà la contestazione delle multe
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Le persone che hanno ricevuto biglietti per aver violato le misure sanitarie imposte dal governo Legault durante la pandemia di COVID-19 non riceveranno un rimborso.

Pierre Saint-Arnaud

La stampa canadese

Le cinque persone che hanno cercato di ottenere tale decisione hanno concluso giovedì il loro procedimento legale davanti alla Corte Suprema, che ha rifiutato di ascoltare la loro richiesta di appello contro la decisione unanime emessa da un collegio di tre giudici della Corte d’appello del Quebec, il 24 gennaio. .

Come è sua consuetudine, la più alta corte del paese non fornisce alcuna motivazione quando respinge una richiesta di appello, rifiuto che si limita ad avallare la decisione che i ricorrenti cercavano di ribaltare.

Fallimento ad ogni passo

Le cinque persone, Lily Monier, Stéphane Blais, Richard Girgis, Denis Larrivee e Sonia Grewal, avevano infatti fallito in ogni fase del loro procedimento legale.

Per ottenere l’annullamento e il rimborso delle multe legate ai biglietti, i ricorrenti hanno sostenuto che “il COVID-19 non rappresenta una minaccia seria per la salute della popolazione del Quebec, reale o imminente, e che non esiste e non c’era , quindi, nessuna motivazione valida per lo stato di emergenza sanitaria […] è stato mantenuto in Quebec in relazione al COVID-19 fino al 1È Giugno 2022.”

Si sono spinti oltre, sostenendo che lo stato di emergenza sanitaria era stato dichiarato solo “per ragioni politiche e opportunistiche”.

Misure incostituzionali?

Sulla base di tale affermazione, hanno sostenuto che il coprifuoco, il divieto di riunioni domestiche o di assembramenti, la sospensione delle attività sportive, educative e culturali e la chiusura degli stabilimenti legati a tali attività, l’imposizione del passaporto sanitario e l’uso della maschera rappresentavano violazioni dei loro diritti ed erano, pertanto, incostituzionali.

Il giudice Michel Pinsonnault, della Corte Superiore, ha tuttavia stabilito nel giugno 2023 “che la revoca dello stato di emergenza sanitaria ha reso teorica la revisione giudiziaria e le conclusioni volte a far dichiarare nullo e inoperante l’articolo 119. Di Legge sulla sanità pubblicadecreti e ordinanze ministeriali nonché le misure sanitarie ivi decretate.

“Nel caso in cui la presente controversia diventi teorica, la Corte non è tenuta a pronunciarsi nel merito di tali questioni”, ha considerato il magistrato. Tuttavia, il giudice sottolinea ancora che, “secondo l’Istituto Nazionale di Sanità Pubblica: durante i primi mesi della pandemia, il virus SARS-CoV-2 ha contagiato più di 50.000 quebecchesi, richiedendo il ricovero in un centro che ha ricoverato più di 6.000 di loro”. e portò alla morte di più di 5.000 persone.

Richiesta sconsiderata e abusiva

Quanto alla volontà di ottenere il rimborso delle sanzioni, essa evidenzia, secondo il giudice Pinsonnault, “il carattere temerario, addirittura abusivo, del ricorso dei ricorrenti che evidentemente tentano, con una sentenza favorevole resa in questo procedimento, di ribaltare o invalidare un numero indubbiamente significativo di sentenze già rese nel contesto della pandemia dal marzo 2020.

In appello, i giudici Martin Vauclair, Benoît Moore e Éric Hardy hanno riconosciuto che “l’effetto della sentenza adottata è quello di porre fine alla controversia e di privare i ricorrenti di una risposta nel merito della loro questione”. La corte riafferma, tuttavia, che la natura teorica del dossier “non può essere messa in dubbio. I ricorrenti chiedono che i decreti o le ordinanze ministeriali non più applicabili siano dichiarati nulli o inoperanti. »

I tre giudici hanno osservato che, anche se i ricorrenti avevano subito diversi disagi legati alle misure sanitarie, “per tutti questi casi […] il ricorso per sindacato giurisdizionale così come depositato non ha alcuna rilevanza né utilità poiché tali eventuali ricorsi dovranno formare oggetto di distinti atti”. In altri termini, se i ricorrenti ritenevano di aver subito un danno, spettava a loro presentare le proprie difese individualmente.

Erano nella stessa direzione sulla questione del rimborso di tutte le multe derivanti dai reati. La Corte d’appello ha quindi invitato ciascun delinquente a far valere le proprie argomentazioni: “anche ammettendo che un simile rimedio sia giuridicamente possibile, cosa che la Corte non si pronuncia, è impraticabile e le parti coinvolte possono sempre, nel foro giusto, invocare una violazione dei loro diritti nel contesto del processo. »

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