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Sellars porta Rameau fuori strada nella danza urbana

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Sotto il mandato di Alexander Neef alla guida dell’Opéra di Parigi, Peter Sellars sarà servito: ripresa, meno di un anno fa, di Beatrice di Tendadi Bellini. E ora, Castore e Pollucein una nuova produzione del famoso regista. Da lui non ci aspettavamo tanta sobrietà: un unico e identico arredamento abita il ” Tragedia lirica in un prologo e cinque atti » del signor Rameau, di cui l’Opéra Garnier riceve, questa è una prima versione, primitiva, quella del 1737. Perché nel 1754, il compositore ne offrirà una versione riveduta, eliminando la “preghiera per la pace” che costituisce appunto questo prologo sotto forma di allegoria, per sostituirlo, tra le altre modifiche sostanziali, con un primo atto completamente nuovo.

Possiamo vedere chiaramente ciò che ha motivato l’americano in questa trasposizione ai tempi contemporanei, di un dramma mitologico che associa i Dioscuri, divinità gemelle rivali nel loro amore per Telaire, figlia del Sole, ma disuguali nella vita perché Castore è un guerriero promesso di combattere, e mortale, mentre il loro padre, Giove, dotò Polluce, suo fratello, del privilegio dell’immortalità. Insomma, i nostri Gemelli dello zodiaco dovranno dimostrare entrambi molta virtù per trionfare sul destino che li ha sottoposti a tante prove contrastanti. È probabile che la maggior parte del pubblico di oggi non capisca affatto cosa c’è in gioco nel libretto, poiché le figure dell’antica favola non ci sono decisamente più familiari.

Tuttavia, Peter Sellars ci aiuta? Al centro del vassoio, un clip-clap informe di un rosso sbiadito; in primo piano, una cassapanca bassa in legno, stile IKEA; sul fondo, una cabina doccia chiusa da tende di plastica bianca; a destra una zona cucina con i suoi armadi, il suo lavello; il tavolino e le sedie, ovviamente; e poi, ovviamente, il frigo-congelatore; sul lato sinistro un letto con lenzuola e coperta in disordine, affiancato da una specie di poltrona club in un bianco panna stanco… A fare da sfondo a questi elementi di arredamento in stile F2 “mi basta” senza pareti, un video a schermo intero che, da un capo all’altro dello spettacolo, andrà in onda a turno, in si dissolvescene urbane notturne (mute) alternate a strade periferiche, torri di cemento scavate e taggate dall’alto al basso, linee dell’alta tensione, centrali elettriche; dipinti ai quali succederanno volte stellate, galassie, costellazioni, vedute aeree o stratosferiche di metropoli, paesaggi inviolati, come estratti da La Terra vista dal cielo (Arthus-Bertrand)… finché non spunterà il giorno su Marte o Venere, lo sappiamo, sulle viscere agitate del nostro pianeta, e sul nostro amato globo ritornato In Bene alla sua gloria celeste… Il videografo Alex Macinnis ha fatto un buon lavoro. Tuttavia, questo ci illumina?

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Niente è meno certo. Decori, accessori e panoplie inghiottono dall’inizio alla fine la musica, alla quale Sellars nega decisamente i propri diritti e prerogative. Così l’eccellente tenore Reinoud Van Mechelen, che già avevamo potuto ascoltare l’anno scorso in questa stessa sala al Jason, Medeadi Charpentier, altro culmine del Barocco, raffigura qui un Castoro in tenuta militare, Ovviamente. Così i demoni e i compari escono dal divano letto, dal frigorifero o dalla scatola dei giocattoli (che funge anche da tomba) in un modo che sconfina involontariamente nel burlesque. Ma soprattutto, onnipresente quanto anacronistica, la coreografia contorsionista, firmata dal vecchio complice di Sellars, Cal Hunt, originario di Brooklyn, associando breakdanceper terra, Krump (interpretato qui dalla star “Jamsy”) e quello che viene comunemente chiamato danza flessibileO flessione (“Sage”, “Storm”, “Kendrickble”… per gli appassionati), colloca arbitrariamente sulla drammaturgia un balletto dall’espressione afro-caraibica tanto vano quanto travolgente. Nippleed, naturalmente, nello stile caillera che era essenziale, questi colorati danzatori (e ballerini) si fondono in un esercizio che, sovrapposto alla partitura lirica, finisce per distogliere impropriamente l’attenzione che richiede.

Una decisione tanto più deplorevole dato che, sotto la direzione della sua Orchestra e dei suoi Cori Utopia, il direttore greco Teodor Currentzis restituisce questo gioiello barocco al suo splendore e alla sua delicatezza, contando anche su un cast di prim’ordine: nera nel ruolo di Télaïre , il soprano Jeanine De Bique è senza dubbio la star di questa produzione. Paralizzato dalla sua interpretazione (non un applauso intempestivo durante queste tre ore di opera), il pubblico aspetterà che cada il sipario per tributargli un’ovazione delirante.

Kilsby Laurence © Ben Reason

Quanto al tuo servitore, è anche verso Laurence Kilsby che rivolge il suo voto: dalle brevi pagine che Rameau gli propone nelle vesti di Love, il giovane tenore britannico crea momenti di pura delizia: timbro morbido, articolazione perfetta, sobrio e raffinato. presenza. Non vediamo l’ora di ascoltarlo all’Opéra-Comique, in Sansone (dal 17 al 23 marzo), poi, il prossimo giugno, nel ruolo di Alphée in Lully, di cui l’Opera Reale di Versailles programma la tragedia lirica. Proserpina, in versione concerto… Formatosi all’Accademia dell’Opera di Parigi, Kilsby, vi dico, non ha finito di far parlare.


Castore e Polluce. Opera di Jean-Philippe Rameau. Con Reinoud Van Mechelen, Marc Mauillon, Jeanine De Bique. Direttore: Teodor Currentzis. Regia: Peter Sellars. Orchestra e Coro dell’Utopia.

Durata: 3h20.

Opéra Garnier, 28, 30 gennaio, 1, 7, 11, 13, 15, 19, 19:30 febbraio 23 febbraio, 14:30

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