Nello stile di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, Michaël Gregorio, accompagnato dai suoi musicisti, esplora la voce in tutta la sua diversità, dal cinema muto di Chaplin alle commedie musicali. Ma anche in tutta la sua fragilità. L’artista sa molto su questo argomento. Unendo umorismo, performance vocali ed emozioni, questa Odissea della voce conclude il suo tour nel 2025: farà tappa sabato 18 gennaio, all’Auxerrexpo.
In quali circostanze è nata questa “Odissea della voce”?
In un contesto particolare, in piena pandemia da Covid e in un momento in cui io stesso stavo perdendo la voce
. Questo è ciò che ha ispirato lo spettacolo. Volevo uno spettacolo sulla voce. Inizialmente l’avevo sognato come un inno alla voce. Molto rapidamente, è diventato un viaggio. Dall’ode siamo passati all’odissea. Con Arnaud Lemort, mio coautore e regista, volevo dire tante cose sulla voce, dire che ho una sola voce, non cinquanta. Che quando lo perdo, non ne ho altri 499 per continuare a cantare. Volevo parlare della fragilità della voce, in modo insolito.
La tua voce è preziosa. Hai scelto il cinema muto e Tramp per evocare questa fragilità. Qual è il tuo rapporto con Chaplin?
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