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Profezia – recensione finita con spezie

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Figli di Dune

Già nel 2019, anno in cui la serie venne annunciata, c’era qualcosa di marcio nel Regno di Frank Herbert, o meglio in quello di suo figlio Brian. Infatti, Dune: Profezia è adattato da La Comunità delle Sorelleche ha scritto insieme a Kevin J. Anderson per estendere il ciclo iniziale dopo la morte del famoso autore. Warner e HBO potrebbero quindi offrire un prequel dei due film di Villeneuve, allora ancora in fase di sviluppo.

Ma durante la produzione divenne evidente che l’operazione sarebbe stata più pericolosa del previsto. Diversi showrunner si sono succeduti, fino a quel fatidico giorno del 2022, nel bel mezzo delle riprese, quando il canale ha organizzato un “redesign creativo”. Esce tra gli altri Johan Renck, regista del pilot. Il motivo addotto dalle fonti di Scadenza ? La sua interpretazione della serie si discostava troppo dall’estetica stabilita da Denis Villeneuve. Questo è il verme che fa marcire questo frutto troppo insipido.

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Giornata di casting alla HBO

Profezia dimostra il pericolo di produrre spin-off da un’opera con una forte identità: quando gli artisti coinvolti non sono sempre presenti per garantire la coerenza artistica (Johan Renck ha già sostituito un Denis Villeneuve preso altrove), lo studio n non ha altra scelta che imitare grossolanamente il loro stile. Una logica di franchising che creerebbe un’illusione se estendesse una licenza generica al Veloce e furioso, ma che tradisce il suo cinismo mercantile nel caso di una saga già segnata da scelte affermate.

Che apprezziamo o meno l’adattamento di Villeneuve, è chiaro che l’architettura brutalista che prevale non solo nelle scenografie, ma anche nella messa in scena, si adatta particolarmente bene all’aridità di Arrakisai suoi intrighi politici, al potere coloniale che i guerriglieri Fremen attaccano senza rendersi conto che sta proiettando sulla scena politica una nuova figura autoritaria.

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Ci stiamo divertendo molto

Opera delle spezie

Avvenuto ben prima di questi eventi, Profezia intende portarci in un universo fantascientifico più ampio, mostrandoci sia il monastero dove furono addestrate le sorelle, sia il palazzo imperiale. Con le sue astronavi, le sue discoteche piene di ribelli e i suoi intrighi artificiali, la serie si trasforma rapidamente anche in un’opera spaziale… senza darlo per scontato. Perché assolutamente tutto è trattato sul modello stabilito da Villeneuveo almeno sull’idea che ne hanno i dirigenti nel pieno del burnout.

Sentenzioso fino al ridicolosoprattutto perché alcuni attori (Travis Fimmel e l’esilarante Edward Davis in testa) hanno confuso il set con quello del film successivo Guerre stellari, Dune: Profezia presenta un universo dove tutto è solo un matte painting digitale vuoto e grandi stanze dalle pareti sbiadite, sia nel profondo di una cella che nei sontuosi saloni dell’Impero.

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Cambio di scenario, nessuna atmosfera

Nonostante il budget investito, è difficile credere alla grandezza di questo mondo governato da 3 persone in cortili svuotati anche della più piccola figura, consentendo innumerevoli strutture narrative aberranticome quello che chiude il primo episodio… e lancia la posta in gioco dell’intera stagione. Ovvero le conseguenze della morte di un aristocratico, mentre la comunità di sorelle si prepara ad addestrare il futuro leader della galassia, temendo la realizzazione di una sinistra profezia.

Lo “stile Villeneuve” campeggia su ogni sfondo, su ogni scelta di inquadratura, su ogni intrigo politico, come a mantenere invano l’illusione di essere della stessa barca… a dispetto della storia ma molto interessante che avrebbe potuto portare la stagione al livello di altre produzioni HBO. Perché standardizzando ciascuna delle caste maggiori che qui si confrontano, la sceneggiatura e la direzione artistica faticano a cogliere la violenza degli equilibri di potere che si sviluppano tra di loro.

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Amore, gloria e spade

La paura uccide la mente

Ovviamente, ci sono alcuni spunti interessanti da trarre dalle origini del Bene Gesserit. Come il primo romanzo di Herbert, Profezia affronta diverse dinamiche di potere, mistiche o puramente politiche. Una vasta farsa che regge quando un Mark Strong usato contro lo scopo viene manipolato dietro le quinte, sia dal suo microonde domestico che dai suoi indovini, e che guadagna davvero interesse quando viene tracciato un parallelo con il viaggio di Valya Harkonnen.

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«Ti odio»

Peccato che vengano arrestati contemporaneamente serietà monolitica e giochi di prestigio degni di nota Star Trek (l’uso eccessivo della Voce, il ritorno agli antenati). Imponendo un tono, Warner e HBO corrono il rischio di non averne nessuno e quindi di perdere lo spettatore in intrighi pretenziosi che non portano a nulla, se non alla promessa di una seconda stagione che ricorda ancora di più i film.

Il problema di fondo di questa ennesima serie spin-off è in definitiva quello che la Warner incontra a partire dagli anni 2010. La major è ancora incapace di conciliare il desiderio di assumere artisti con forti ambizioni artistiche e lo sfruttamento frenetico delle loro opere. Per uscire da questa situazione dovrai scegliere.

La prima stagione di Dune: Prophecy è disponibile integralmente su Max in Francia

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